
È trascorsa la notte del sabato; qualcuno, nel buio, ci ha preceduto al sepolcro.
Rispetto ai più impegnativi lavori d’altare questo dipinto ha dimensioni più ridotte e domestiche, così come intimo, delicato e profondo è il colloquio tra le due figure che si parlano. Sembra quasi una danza, in uno scambio di sguardi tra il protendersi e il ritrarsi delle mani.
È arrivato il nuovo giorno che sta vincendo la notte e le sue nubi, la luce rischiara la città e la collina con le sue croci vuote, mentre il giardino è ancora immerso nell’ombra. Grande la varietà degli alberi e delle erbe sul prato, come in una nuova creazione.
Incorniciati tra la Maddalena e lo sconosciuto ospite del giardino sono Giovanni e Pietro che in fretta stanno facendo ritorno in città dopo aver trovato vuota quella tomba dove ora siedono quieti due angeli in una luce che non è di questo mondo.
Tra le due figure principali viene a crearsi uno straordinario cannocchiale prospettico creato da ombre, piani, figure, strade, città, paesaggio, monti. Fino all’orizzonte, fino agli estremi confini della terra, dove arriverà la notizia di questo giorno.
Ma perché è qui Maddalena, ritornata sulla strada della notte e del suo pianto? Cosa cerca il suo sguardo che interroga lo sconosciuto?
Abbiamo bisogno di speranza per vivere, e Maddalena vive ora della piccola speranza di continuare ad esprimere il suo affetto umile all’amico, la sua fedeltà riconoscente al maestro morto, facendo di quella tomba il centro dei suoi pensieri e la meta della sua incancellabile nostalgia.
Ma ora il suo cuore è nuovamente inquieto e angosciato: anche quella speranza, piccola, rassegnata, le è tolta. Il sepolcro è vuoto.
Quella voce, che ora finalmente riconosce perché la chiama per nome, le parla di una speranza molto più grande per cui vivere, così grande da non essere rassegnata alla morte.
Anche i discepoli accorsi al sepolcro vedono la tomba vuota; non vedono solamente, ma credono. “Non avevano ancora compreso la Scrittura”: quel vuoto apre un altro spazio, dischiuso da una Parola che risalendo il tempo cerca ogni uomo e lo chiama per nome, come avviene adesso a Maria, che riconosce la voce dell’amico.
Dall’origine fino ad oggi ogni cosa che abbia spirito, senso, bellezza, e porti in sé una promessa di vita per l’uomo, ogni cosa si sostiene solo in forza di quella Parola che strappa le creature dall’abisso.
Cerchiamo quella voce, quella parola che ci chiama, nella dispersione dei giorni, nella loro profondità, nella notte, nel nuovo mattino: potrà forse accadere anche a noi di comprendere come l’immagine avvilita dell’uomo è insieme l’immagine che rivela la speranza vera, il prezzo della rinascita, la gravità del passaggio che la Pasqua di Cristo e il battesimo cristiano annunciano.
Dio non è il dio dei morti, ma dei viventi; il Signore è vivo, e come vivo vuol essere conosciuto.
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