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Riletto complessivamente con gli occhi dei nostri tempi Erode il Grande, che vede sul finire del suo regno, la nascita di Giovanni Battista e di Gesù, appare come un uomo politico perfettamente coerente alla propria capacità e determinazione di raggiungimento dell’obbiettivo prefissato dentro di se, sempre enorme e di grande portata.

Grande costruttore, politico implacabile

Ottimo stratega politico, in grado di trovare prima l’appoggio di Marco Antonio e poi dopo la battaglia di Azio dell’avversario Ottaviano, accrescendo ogni volta il proprio ruolo e potere: capace di valorizzare gli interessi giudaici fuori dalla Palestina e nel contempo di valorizzare gli interessi romani in Palestina.

Ricordato come l’autore della strage degli innocenti e di numerosi altri efferati omicidi (anche di moglie e figli) quando il suo potere veniva in qualche modo minacciato, è forse stato il più grande costruttore delle opere che oggi si possono incontrare in Israele e Palestina: dal Tempio di Gerusalemme ricostruito, alla Fortezza Antonia e Macheronte, dalla città di Cesarea Marittima sino al palazzo di Gerico, per terminare con la maestosa fortezza di Masada e quello che risulta da alcuni degli studi più recenti il suo grandioso sepolcro, l’Herodion. 

Sintomatico che furono gli stessi romani, a distruggere solo pochi decenni dopo la sua morte le opere di Erode, quando la X Legione Fretensis nel dirigersi verso Masada e dopo aver distrutto il Tempio di Gerusalemme, nella prima guerra giudaica assaltò e distrusse anche l’Herodium.

Erode il Grande viene ricordato quindi anche per il notevole senso estetico, come costruttore lungimirante, attingendo ai modelli della cultura romana ed ellenistica usandone tecnologie e materiali per dare vita ad architetture straordinarie, di grande sfarzo e lusso del tempo di allora.

Nel Palazzo d’Inverno a Gerico è tutt’ora visibile l’utilizzo della tecnica dell’opus reticulatum, in uno dei rari esempi realizzati fuori dall’Italia, oppure a Cesarea Marittima viene utilizzato il calcestruzzo con la pozzolana usato per la costruzione del porto. 

Grandi opere architettoniche, azioni politiche internazionali che necessitavano di intelligenza fine, di una visione ampia e concreta, della capacità di unire diversità e valorizzarle per una finalità più ampia.

Erode nel suo lungo regno morì a Gerico, dopo gravissima malattia e ben 37 anni di regno.

Il suo funerale, narrato da Giuseppe Flavio nelle Antichità giudaiche, rispecchiò la vita di questo regnante: apparenza, sfarzo, ma anche per l’esecuzione del suo testamento testamento diatribe e scontri tra gli eredi.   

Estraneo al messaggio evangelico. Gli Erodi moderni

Ai nostri occhi Erode appare l’ultimo regnante del vecchio testamento: non ha potuto incrociare nel suo cammino il messaggio evangelico. Non ha potuto ascoltare la buona notizia. 

Il suo appare un percorso tutto terreno.

Potere, denaro, apparenza, doppiezza, strategia, calcolo, prepotenza, violenza, tracotanza, eccessi, impunità, connivenze, sono caratteristiche della personalità di Erode.

Eppure trascorsi oltre duemila anni dalla morte di Erode, un po’ come le sue grandiose opere architettoniche, queste caratteristiche le ritroviamo pienamente presenti e diffuse nella nostra società attuale: basta ascoltare un TG o andare sui social.

Non sono stati sufficienti gli equivalenti moderni della X Legione Fretensis che ci hanno sconvolto, da ultimissimo la Pandemia e la Guerra in Ucraina, per convertirci.

Non sono sufficienti le immagini dei migranti da Trieste, dal campo profughi di Moria all’isola di Lesmo in Grecia, per convertirci.

Non sono sufficienti i gesti e le parole di Papa Francesco, dei tantissimi testimoni quotidiani.

I moderni Erode e le grandiose opere sono in continua e vitalissima presenza.

Eppure la speranza non muore

Eppure, come duemila anni fa, la Speranza seppur flebile e indifesa rinasce in moltissime parti del mondo, la Buona Notizia non si può fermare e arrestare, spesso in luoghi e contesti del tutto diversi da quelli ortodossi o autoctoni.

Occorre aiutarci a saperla vedere questa Speranza viva, valorizzarla, condividerla, rilanciarla e tenuta viva in ogni contesto sociale perché per ognuno vi sia sempre, anche  nella fatica di ogni giorno, la possibilità di prenderne parte, di ripartire e continuare il lungo cammino della sequela di Gesù e dei discepoli che ci hanno preceduto.

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