Sabato. Il sepolcro

Venerdì. La croce
Aprile 7, 2023
Domenica. Pasqua
Aprile 9, 2023
Settimana Santa. Sabato.
Rembrandt. Il corpo luminosissimo.
Dal buio di una tomba arriva fino a noi il Signore
Rembrandt – Sepoltura di Cristo, Hunterian Museum and Art Gallery, Glasgow

Tra il venerdì e la celebrazione della notte di Pasqua – notte che aspetta un compimento e un senso dalla luce del sole nascente – c’è una giornata, il sabato, che è senza liturgia. Non per questo è vuota e senza senso.

È la giornata del silenzio, del riposo, dell’abbandono di Gesù nella tomba, della sua discesa agli inferi. È la giornata dedicata all’ascolto impossibile del silenzio di tutti coloro che sono scesi nell’abisso della morte e dei quali i vivi a volte troppo in fretta si dimenticano.

Un’incandescenza spirituale

Di nuovo Rembrandt: ancor più concentrata e interiore del Compianto è la tavola che raffigura la Sepoltura di Cristo(Hunterian Museum and Art Gallery, Glasgow).

L’interno della grotta in cui avviene la scena è tutt’uno con una profondità cui sono invitati lo sguardo e il cuore.

Ancora una volta è il corpo morto di Cristo, mai così luminoso, che sembra rischiarare ogni cosa, più della luce portata e diffusa dalle lampade. Rembrandt è signore di questa luce misteriosa e sovrana che irradia nel silenzio, come se la materia parlasse dello spirito e il nostro sguardo fosse istruito e stupito, tenuto a distanza e coinvolto nello stesso tempo.

La pittura diventa materia calda che racconta con impressionante sapienza l’incandescenza spirituale di questo momento che tutto ammutolisce.

Le figure sono sagome quasi indistinte, perché emergono appena dalle tenebre, o perché sono troppo vicine alla luce: tutte accomunate da una sospensione carica di dolore e insieme di attesa.

Mendicanti e ciechi davanti al mistero

Sembra che ognuno, in silenzio, si faccia sgomento la domanda che accompagna il Venerdì Santo: “Ci sarà Qualcuno dopo questa morte?”.

Rembrandt non vuole trasmettere sensazioni estetiche, fare immagini o ritratti “belli”: si tratta piuttosto, per lui, di “rendere presente”, di instaurare una presenza, di riconoscere e restituire una visione delle cose e degli esseri, con il portato insondabile di vita che essi contengono. Si tratta di rimanere, mendicanti e ciechi, davanti al mistero pieno di inquietudini e di promesse che ci avvolge.

Altrimenti, deposto il corpo, e girata la pietra, come già i discepoli che s’addormentano nella notte d’angoscia del loro Signore, anche noi rischiamo di perderci nei nostri giorni opachi, nell’indifferenza stordente, nel triste rimedio della distrazione, in un torpido vuoto sonno.

Il rimedio è solo quello della vigilanza: l’unica raccomandazione che Gesù ci fa a proposito della preghiera. La vigilanza è la preghiera.

Attendere senza vedere nulla, di fronte a un avversario che non viene e non si fa vedere, finché rispunta la luce, che dissolve la paura.

La tentazione di non attendere più è forte. Dobbiamo invece mettere nel conto le molte ore vuote trascorse davanti a una porta chiusa; e credere che dal buio, dal mistero, da un silenzio di tomba, giunge fino a noi il Signore.

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