Anri Sala a Bergamo. Palazzo della Ragione. Fino al 16 ottobre (ingresso gratuito)
L’arte contemporanea è impegnativa: è una sfida alla mente: Per capire non basta guardare. Bisogna percorrere una concatenazione di stimoli, interpretarli, seguire le tracce lasciate dall’artista, …anche studiare.
Il risultato è la bellezza di comprendere, decifrare un messaggio, conoscere nuovi luoghi della mente, decidere se e quanto sia interessante e, forse, provare nuove emozioni.
Questo prima di entrare nella sala delle Capriate in Palazzo della Ragione.
La sala è totalmente buia e vuota; c’è solo uno schermo lungo 16 metri sul quale in sequenze continue è proiettata l’immagine di un vecchio giradischi che “galleggia” in una stazione spaziale. L’immagine, incombente, completamente artefatta, simula perfettamente il lievitare dell’oggetto nell’assenza di gravità.
Sul piatto gira un “long plaing”; a fatica si legge il titolo: ”Duo pour la fin du monde”. Quando la puntina si stacca dal disco la sua immagine assume aspetti minacciosamente aggressivi e nella sala esplodono fragori come di guerre, attentati, e uragani. Invece quando la puntina torna sul vinile, in un duetto incrociato, risuonano le note di un clarinetto e di un sassofono; sono musiche di storie e persone lontane nel tempo e nello spazio: Polonia 1941, Cape Canaveral 1986.
L’autore è Olivier Messiaen (1908- 1992) musicista, organista già dal 1931 nella chiesa della Trinité di Parigi, con l’invasione tedesca della Francia fu internato nel capo di Gorlitz in Polonia. Lì compose “Quartetto per la fine del tempo” e con tre compagni di prigionia, appassionati di musica come lui, lo eseguì il 25 gennaio 1941 davanti agli internati della baracca 27/B del campo.
Dirà in seguito: “Ho scritto un quartetto per i musicisti e gli strumenti che avevo, per così dire, sottomano. Avevo bisogno di pensare alla musica, di farla, per sentirmi vivo. Sono partito da un’immagine molto amata, quella dell’Angelo dell’Apocalisse che annuncia la fine del Tempo”.
Musicista di grande originalità, affascinato e ispirato dal canto degli uccelli, “i più grandi musicisti della terra”, viveva la musica come “aspetto meraviglioso della fede”. Comporrà armonie di profonda ispirazione religiosa.
Anri Sala fa “suonare“ sul grammofono sospeso il pezzo del quartetto per solo clarinetto intitolato “L’abisso degli uccelli”.
Ronald McNair, afroamericano, nasce nella Carolina del sud nel 1950. Già a nove anni si distingue per la sua tenace lotta contro la segregazione razziale. Ha due passioni: la fisica e la musica. Si laurea in fisica e si perfeziona nello studio del sassofono.
Nel 1978 viene selezionato, primo astronauta “nero”, per il programma spaziale della NASA. Nel ’84 viene destinato alla missione dello Space Shuttle Challenger. Il 25 gennaio si imbarca sulla navetta spaziale con il suo sassofono per realizzare un suo sogno: comporre ed eseguire il primo assolo di musica creato e suonato nel vuoto e nell’assenza di peso. 73 secondi dopo il decollo la navetta esplode e anche quelle note solo pensate, mai suonate, si disintegrano nel vuoto.
Un cratere della luna verrà dedicato alla memoria di Ronald McNair.
Nella sala delle Capriate il suono di un sassofono, in una composizione di fantasia ispirata da quelle note inespresse, si intreccia ai suoni di “L’abisso degli uccelli”.
E’il magico strumento che permette alla musica di non disperdersi. Prima della sua invenzione i suoni, le melodie, tutte le note, finivano irrimediabilmente perse nel vuoto misterioso del silenzio: restava solo uno spartito, muto, e lacerti di memoria.
Il giradischi ha strette connessioni con il tempo: lo sospende, lo sposta nello spazio, lo riprende; qualche cosa che appartiene al passato si trasforma in presente.
Molta arte nei secoli ha cercato di dare forma alla musica; (Evaristo Baschenis in parte c’è riuscito).
Si esprime utilizzando generi diversi, video, documentari, musica. Con suoni e fragili immagini in movimento trasfigura piccole storie in narrazioni epiche.
Le sue opere si adeguano ai luoghi dove vengono installate; a Bergamo Transfigured si declina con gli spazi della sala delle Capriate: vastità e buio introducono al vuoto del cosmo dove il giradischi lievita. Lampi, mossi dai suoni, illuminano a tratti il passato remoto dei bugnati romanici; ancora luci sugli affreschi, evocano frammenti di quotidianità divenuta storia.
Transfigured è già stato esposto a Houston nel Texas; sempre con specifiche e differenti declinazioni allo specifico sito, al Kunsthaus di Bregenz in Austria; andrà a fine anno al nuovo, magnifico sito per l’arte contemporanea nella ex Borsa di Parigi.
Anri Sala ha dato alla sua storia in palazzo della Ragione un titolo impegnativo: “Transfigured”.
Trasfigurare significa “assumere aspetto diverso… per lo più illuminandosi”: cosa si trasfigura in Palazzo della Ragione?
Nell’istallazione il buio totale della sala è il dato visivo più evidente; questa oscurità, il buio del “qui e ora”, cioè il presente, è illuminato a tratti da impulsi mossi da musiche del passato (Polonia 1941, Cape Canaveral 1986) che, risuonando dall’instabile futuro di una stazione spaziale, rivelano preziosi frammenti di storia di Bergamo.
E’ una lotta tra buio e luce; le armi della luce sono musica e arte.
Memorie di passato evocano resistenza, passione, armonia; squarciano il presente e si trasfigurano in viatico verso il futuro.