Attraversare il giardino

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Il giardino familiare diventa il luogo pervaso dalla notte.
Gesù porta con sé gli amici. Ma morirà solo.
Porta con sé gli amici, per amarli anche mentre lo abbandonano
Lisbeth Zwerger Gesu prega nel Getseman i, La Bibbia, Nord-Sud edizioni 2001.jpg

È il cammino di una notte, che al suo inizio percorre l’orto del Getsemani; un giardino familiare, “anche Giuda, il traditore, conosceva quel posto, perché spesso Gesù aveva riunito lì i suoi discepoli” (Gv 18, 2).

Forse proprio questo è il senso della morte: che i luoghi familiari diventino luoghi notturni, abitati da una tenebra così profonda da non consentire, in essa, di ritrovare nessuno vicino a sé, neppure gli amici, i compagni di cammino, i compagni di molti giorni; trasformati, inospitali, i luoghi familiari, un tempo accoglienti, diventano luoghi di solitudine. 

Gesù sa che morirà abbandonato, solo, eppure non rinuncia a portare con sé in quel luogo i propri amici; non lo distoglie sapere che la loro presenza è ormai irrimediabilmente opaca, assonnata, inutile, estranea.

“Li trovò addormentati, sfiniti per la tristezza” (Lc 22, 45): l’evangelista Luca, il più dolce, conosce il nostro cuore, colora di una nota di pietà la nostra vergogna avvilente. Sa quanto sia facile per noi trovare nella tristezza e nell’auto commiserazione un decoroso motivo per desistere, per dormire, per abbandonare la lotta.

Quel combattimento che dovremmo combattere come Giacobbe, per strappare una benedizione all’angelo, chiedendo conto a Dio della nostra assurda sofferenza. Quella lotta della fede e della preghiera di Gesù nell’orto; la sola capace di inginocchiarsi sanguinando di fronte alla morte senza sfuggire altrove, come ora gli amici nell’anestesia del sonno.

La pietà di Luca è in realtà quella di Gesù: “dormite ora, e riposatevi”.

Gesù porta i suoi amici nel giardino per imparare ad amarli fino alla fine, e tenerli presso di sé, anche così addormentati, sulla croce, quando inutilmente i suoi occhi li avrebbero cercati, tanto lontano erano fuggiti.

[Alcuni spunti per questo testo e per quelli della Settimana Santa sono tratti da: Giuseppe Angelini, Li amò sino alla fine, ed. Glossa 1995]

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