Il Sinodo. Le speranze e i silenzi

Il Consiglio pastorale parrocchiale
Ottobre 19, 2021
Le elezioni, Salvini e qualcun altro
Ottobre 19, 2021
Il Sinodo di cui non si parla”. Sarebbe un equivoco limitarsi a pensare il Sinodo della Chiesa italiana come a un grande evento o a un raduno di delegati che presentano risoluzioni o votano proposizioni. Sarà un percorso “diffuso”, non accentrato e precostituito, che abbia per protagonisti i territori (incluse le oltre 25mila parrocchie) e le multiformi espressioni ecclesiali presenti nel Paese, con una particolare attenzione al laicato

Così si legge nella proposta per il Sinodo consegnata dalla presidenza della Conferenza episcopale italiana al Papa. Era il 27 febbraio di quest’anno. Il presidente stesso della CEI spiegava che: “C’è bisogno di uscire dal «torpore». Ciò significa liberarsi dalle sovrastrutture, sburocratizzare la vita delle parrocchie e delle diocesi, superare la logica del “si è sempre fatto così…”.

 

Un fragoroso silenzio

Ora siamo giunti al via. Il Sinodo della Chiesa Italiana si è aperto da pochi giorni e non si coglie in generale nelle nostre comunità cristiane alcuna eccitazione, attesa, fermento. Al contrario è triste costatare il silenzio, la mancanza di conoscenza e, più che il torpore, l’apatia che lo circonda.

La sinodalità “è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio

ha detto papa Francesco. Si tratta dell’evento più importante che interesserà la nostra Chiesa nei prossimi anni e che ha lo scopo dichiarato di proporre una «rigenerazione» e ridare slancio alla Chiesa. Inoltre dovrà segnare un rinnovamento importante nella partecipazione, nell’organizzazione, nell’annuncio, nella pastorale. Eppure, a distanza di molti mesi dal suo annuncio, continua a rimanere nell’ombra.

E’ una macchina che ha mostrato un’inerzia enorme per mettersi in moto.

L’indicazione del Papa ai vescovi ad intraprendere il cammino sinodale risale al convegno di Firenze del 2015. Ma il commino è stato intrapreso solo quest’anno, dopo una sua “bacchettata” che è riuscita far smuovere le acque, sebbene nel cuore della Chiesa sembra siano stabilmente rimaste stagnanti. Non si tratta di immaginare l’iter sinodale alla stregua di uno schiocco delle dita. “Questo porterà via tempo”, aveva spiegato papa Francesco nel suo intervento all’Assemblea generale della Cei nel maggio 2019. Proprio per tal motivo era importante farsi trovare pronti al cancelletto di partenza.

La mia parrocchia e il mio gruppo. I ritardi

Rivolgo lo sguardo alle realtà a me più vicine, la mia comunità parrocchiale e al movimento ecclesiale di cui faccio parte. Faccio qualche considerazione che comunque credo passibile di un’ampia generalizzazione. E’ vero che stiamo uscendo dalla pandemia che ha ridotto al minimo i giri del motore ecclesiale e che faticosamente stiamo ritornando alla vita “normale”. In ogni caso l’enorme opportunità offertaci dal Sinodo è adesso e adesso si deve coglierla.

Invece, più che lo scarso interesse, si nota proprio una mancanza di conoscenza e di consapevolezza. Semplicemente tra noi cristiani non se ne parla. Ero tentato di condurre una personale micro indagine demoscopica mettendomi all’ingresso della chiesa prima della messa domenicale. “Buongiorno signora, mentre si igenizza le mani mi direbbe se è a conoscenza che sta per iniziare il Sinodo?”

Il problema non è affatto di scarso rilievo perché

Al centro del cammino sinodale ci sarà l’ascolto, che vuol dire primato delle persone sulle strutture, corresponsabilità, attenzione ai variegati volti della Chiesa italiana. Sarà una grande consultazione “dal basso” di tutta la Chiesa”

precisa il presidente della CEI.   È la scelta di «andare alla base», secondo l’espressione di papa Bergoglio. Ampio spazio verrà dedicato al confronto con l’associazionismo, le famiglie religiose, le realtà dell’universo cattolico. Dunque è necessario il coinvolgimento personale della maggior parte possibile del popolo di Dio, di ogni credente. Anzi, viene raccomandato di raggiungere anche chi sta ai margini della vita di fede, chi la Chiesa l’ha abbandonata, la guarda da lontano e si pone tanti interrogativi.

Per fare tutto questo ci vuole tempo e non possiamo dire di essere partiti “per tempo”. E’ urgente che si inizi a lavorare per costruire le condizioni di uno svolgimento del sinodo reale, fattivo , partecipato. Si può obiettare che non si esaurirà a breve, dato che questa fase iniziale, “dal basso verso alto” come è stata denominata, durerà da metà Ottobre ad Aprile 2022.

Con lo sguardo rivolto sempre alla mia Parrocchia (ma credo che queste considerazioni siano estendibili a tante altre) non posso fare a meno di pensare che nell’immediato siamo assorbiti dalla ripartenza di tutte le attività parrocchiali. Tra un mese si attivano gli itinerari di avvento e poi c’è il tempo di Natale. Una piccola finestra tra metà Gennaio e Febbraio in cui infilare qualcosina su Sinodo, sempre che non ci siano sovrapposizioni con altro, e poi di nuovo il periodo off-limits di quaresima e Pasqua. Stop. Tempo scaduto.

Il percorso sinodale, se vuole essere serio e dignitoso non è comprimibile in qualche buco del calendario pastorale. E, per favore, …niente cibi precotti. Lo dice chiaramente anche il Papa: “Lo scopo del Sinodo e quindi di questa consultazione non è produrre documenti, ma far germogliare sogni, suscitare profezie e visioni, far fiorire speranze, stimolare fiducia, fasciare ferite, intrecciare relazioni, risuscitare un’alba di speranza, imparare l’uno dall’altro, e creare un immaginario positivo che illumini le menti, riscaldi i cuori, ridoni forza alle mani».

Un metodo nuovo. Che deve restare

E’ grande la preoccupazione che un’opportunità irrinunciabile di rinnovamento della Chiesa come questa possa risolversi in un’occasione persa.

A meno che…. E se “l’uomo venuto dall’altra parte del mondo”, che ha visto e vissuto la teologia del popolo ben prima di noi, non avesse capito tutto fin dall’inizio? Che il metodo conta più del risultato, perché il risultato può essere molto parziale e lento a realizzarsi, Ma il metodo, una volta adottato, è qui per restare.

Ecco perché la continua forte l’insistenza del Papa sul metodo sinodale: “Il tema della sinodalità non è il capitolo di un trattato di ecclesiologia, e tanto meno una moda, uno slogan o il nuovo termine da usare o strumentalizzare nei nostri incontri. No! La sinodalità esprime la natura della Chiesa, la sua forma, il suo stile, la sua missione”.

Essa non cessa la sua validità ad Aprile 2022 ma rimane, deve diventare uno stile della vita cristiana e quindi il contributo “dal basso” sarà una voce costante a cui si dovrà sempre prestare ascolto.

 

Il Sinodo di cui non si parla

Leggi anche gli articoli di:
Nadia Perletti
Ada Doni
Alberto Varinelli

2 Comments

  1. […] Il Sinodo. Le speranze e i silenzi […]

  2. […] Leggi anche gli articoli di: Alberto Varinelli Ada Doni Paolo Vavassori […]

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *