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Una chiesa varia e creativa come alle origini

Il Sinodo di cui non si parla – Un punto di riferimento per la chiesa di oggi è la chiesa del lontanissimo ieri: la chiesa di Paolo e degli Atti degli Apostoli

 

Il Concilio è caduto in oblio. La chiesa non interessa più

Una chiesa varia e creativa ci era sembrata quella uscita dal Concilio Vaticano II, concluso nel 1965, con i suoi grandi documenti, i più famosi la Lumen Gentium, la Gaudium et Spes, la Dei Verbum, il Sacrosanctum Concilium, sembra oggi andato in oblio.

Eppure ha segnato un punto di non ritorno. Pensiamo alla riforma liturgica, alla fondamentale riscoperta del valore della Parola, all’apertura alla modernità, alla valorizzazione dei laici, al ripudio dell’antisemitismo, al dialogo con le confessioni cristiane e con le altre religioni.

Il Concilio, disse il grande teologo Yves Congar, ha cambiato la Chiesa “con la sua pacifica rivoluzione d’ottobre”. Così doveva essere.

Ma, come la forza ideale che aveva mosso la Rivoluzione d’ottobre presto si è sgonfiata, così la chiesa si è dimostrata pavida e confusa di fronte a una società che le stava scappando di mano, e ha battuto in ritirata. E questo nonostante la presenza di un vivace filone teologico che però non ha saputo incidere. La chiesa varia e creativa appare sempre più lontana.

Soprattutto non si è attuata quella collegialità, quello spirito di comunione fra clero e laicato che sembrava essere un nodo fondamentale del rinnovamento ecclesiale. Anche l’organismo del “sinodo dei vescovi” introdotto da Paolo VI, solo consultivo, e poi variamente riproposto, non ha avuto successo. Al punto che il cardinale Martini aveva prospettato un nuovo Concilio in cui si potessero affrontare quei “punti caldi” che erano rimasti lettera morta.

Il cristiano ha smarrito la strada. Da un lato c’è stato un irrigidimento della propria tradizione confessionale. Dall’altro uno sfilacciarsi in un appiattimento della fede in norme morali per risultare più accettabile e comprensibile. È la tentazione di rinunciare alla propria alterità. In mezzo la grande ondata degli indifferenti che rischia di sommergere tutto.

Per cui, mentre fino a qualche decennio fa la chiesa fungeva da collante fra le varie interpretazioni della realtà, ora la colla si è sciolta. La chiesa appare qualcosa di archeologico.

Non interessa più.

La chiesa delle origini. La chiesa della casa e dell’agorà

Corinto antica

Che fare?

Come fare a vivere il presente progettando la novità del futuro? Occorre rivolgersi al passato, riandando alle origini, quando Gesù, nelle sue ultime parole, non impone un codice di leggi né gesti particolari, ma indica un cammino: “Andate e ammaestrate tutte le genti”(Mt 28,19). Occorre rivolgersi a “quel” passato in grado di definire le esigenze del presente.

C’è fin dalle origini una visione della storia intrecciata a una intelligenza di fede che si trasforma in teologia e porta a una universalità dell’annuncio del Vangelo, così che la Parola, che non è incatenata, “continuamente cresce” (At 6,7) come testimonia Luca all’inizio della chiesa.

Questo è stato vissuto dai discepoli.

Infatti noi incontriamo negli Atti degli Apostoli e nelle Lettere una pluralità di annunciatori, Pietro, Paolo, Giacomo, Giovanni, ma anche Filippo, Barnaba e molti altri, che parlano e agiscono in maniera diversa, proprio perché diverso è l’ambiente della loro “missione” e perché diversa è la loro formazione e complessa la realtà in cui vivono dove si incrociano varie culture, quella giudaica, greca, romana.

All’inizio il fulcro è Gerusalemme, poi avviene un dislocamento verso le “genti”, dalla Palestina alle grandi città pagane: Antiochia, Iconio, Mileto, Tessalonica, Filippi, Corinto, Atene, Efeso…fino a Roma, il centro del mondo antico. Davvero una chiesa varia e creativa.

Inoltre avviene lo spostamento dalla centralità del tempio, cuore dell’ortodossia, al mondo profano, la casa, dove si fa la “frazione del pane”, o l’agorà di Atene, anche se Paolo inizia sempre dalla sinagoga, là dove c’è la custodia della Parola ed è luogo di preghiera.

Inoltre dal grande complesso istituzionale del sacerdozio, all’unico Sommo Sacerdote; dalla moltitudine di vittime sacrificali all’unica Vittima. Soprattutto dalla Legge alla Grazia.

Tornare a essere una chiesa varia e creativa

La Chiesa di Maria, Efeso

È un cristianesimo creativo quello che dipinge Luca negli Atti, nella costruzione di una convivenza dove ognuno è riconosciuto nella propria verità, nel pluralismo delle idee e delle esperienze. E’ un cristianesimo dove si vive un’autentica koinonia, in uno stile sinodale, dentro una doverosa diversificazione.

La chiesa di Corinto non è quella di Tessalonica (così come la chiesa della Cina non può essere quella dell’Amazzonia), dove le strutture, pur necessarie, hanno un carattere duttile e i ministeri che stanno nascendo sono anch’essi fluidi. Ci sono presbiteri, diaconi, episcopi, ma senza una fisionomia stabile, soprattutto non sono sacralizzati, ma funzionali.

 

È fin troppo ovvio constatare che la nostra realtà è estremamente lontana da quella del primo secolo, comunque tornare alle Scritture è illuminante e basilare. E ciò che ci ha insegnato la chiesa delle origini è saper vivere il Vangelo nell’“oggi” storico. È il “rimanere in Cristo” in una continua “reformatio” per giungere a una maturità ecclesiale.

D’altronde la chiesa non è un monolito intoccabile, ma è una realtà viva. Di più: la chiesa non rappresenta il primum. Il primum è Cristo. E il modello di chiesa che abbiamo ereditato e che deriva dalla riforma di Gregorio VII intorno all’anno 1000, è solo un modo di incarnare il Vangelo.

Ma va ripetuto con forza che non è l’unico, per cui, in spirito sinodale, dimensione imprescindibile, e nella celebrazione della fede, chiede di essere radicalmente rivisita: tornare a essere, realmente, una chiesa varia e creativa.

Altrimenti dov’è la novità del Vangelo?

Il Sinodo di cui non si parla

Leggi anche gli articoli di:
Alberto Varinelli
Paolo Vavassori
Nadia Perletti

 

3 Comments

  1. […] anche gli articoli di: Alberto Varinelli Ada Doni Paolo […]

  2. […] anche gli articoli di: Nadia Perletti Ada Doni Alberto […]

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