Preti e omosessualità/La gente è pronta. La Chiesa no/02

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Preti e omosessualità/La gente è pronta. La Chiesa no/02

Sul celibato la gente è pronta, la Chiesa no. Vedi il primo articolo.
Anche l’omosessualità fatica ad essere compresa da parte di buona parte della Chiesa.
Ma qualcosa di nuovo si muove

“Con tutto il cuore”

Crediamo che una visione più limpida sull’orientamento sessuale, scientificamente fondata e spiritualmente in ascolto delle chiamate di Dio, possa portare maggiore serenità alla Chiesa; essa permetterebbe a tutti i suoi presbiteri e religiosi di stare a testa alta con tutti ed essere più pacificati e riconciliati, sinceri, perché meno gravati da pregiudizi e più liberi. Sarebbe un dono per tutti, omosessuali ed eterosessuali presenti nei presbiteri e nelle comunità religiose; sarebbero eliminate le falsità nei rapporti coi confratelli; crescerebbe per tutti la capacità di ascolto e la sensibilità

Tra i contributi di gruppi sinodali che sono stati inviati alla Conferenza episcopale italiana e alla Segreteria del Sinodo dei vescovi nell’aprile 2022 c’è anche questo documento, intitolato Con tutto il cuore, che è il risultato della condivisione di una cinquantina di preti con orientamento omosessuale o bi-sessuale, che si sono incontrati tra febbraio e marzo 2022. 

I partecipanti al gruppo sono convinti che «di grande aiuto potrebbe essere un documento ufficiale sul tema, frutto di un serio lavoro sinodale come questo». 

Omosessualità di preti e religiosi. Argomento ancora tabù

Con altri temi di cui la Chiesa Istituzione parla poco c’è questo della omosessualità dei preti e dei religiosi.

L’ultima “Ratio” per la formazione dei sacerdoti del 2016 (sic!) conferma un documento del 2005 che vieta di ordinare sacerdoti gli omosessuali, con giudizi in merito scientificamente sbagliati e con una chiusura netta. E’ evidente che per la Chiesa l’omosessualità è ancora sinonimo di disordine, incontinenza, minaccia per la famiglia tradizionale, quando non addirittura pedofilia. Purtroppo la Chiesa Istituzione, specialmente dopo la Riforma protestante, ha contribuito all’atteggiamento violento e discriminatorio delle persone nei confronti degli omosessuali.                                                                           

Nei seminari, raccontano i preti estensori del documento,  la formazione da’ l’impressione di essere pensata per persone asessuate, il sesso è sempre pericolo e peccato. L’unica possibilità rimane la confessione e l’incoraggiamento a non costruire relazioni e amicizie. Evidentemente questo non fa maturare le persone né sul piano psicologico né sul piano umano. E così il fingere e il nascondersi paiono l’unica soluzione. Molti di loro diventano poi, consapevolmente o meno, spietati nemici della omosessualità, specialmente nei confronti dei religiosi.                                                                             

Secondo inchieste americane ed europee circa il 30% dei religiosi è gay e questo si spiega abbastanza facilmente.   Il mondo maschile non insegna o predilige atteggiamenti di mitezza, comprensione, gentilezza, che anzi rischiano di venire bullizzati. Un uomo poi sempre senza fidanzata o compagna spesso viene “sospettato” di essere gay. Così gli ordini religiosi e sacerdotali hanno offerto riparo a persone con queste caratteristiche. Caratteristiche tra l’altro pienamente umane come l’estro artistico in ogni sua manifestazione. Gay o etero, purtroppo queste doti così cristiane vengono svalutate e scoraggiate nei maschi fin da piccoli.        

Chiamati a lavorare nella vigna del Signore                                                                                                                         

E spesso si dimentica anche che queste persone gay, sono dei chiamati da Dio a lavorare nella sua vigna, chiamati proprio loro, nella loro interezza e quindi anche nella loro omosessualità. In molte parrocchie i fedeli capiscono i loro preti e li amano e li apprezzano ugualmente, anche perché quasi sempre sono bravissimi preti.

Recentemente qualcosa si sta muovendo, anche se in ordine sparso e secondo la lungimiranza delle autorità diocesane.                                                                                                                                                 

In una diocesi emiliana un parroco ha fatto coming out e ha convissuto per un po’ con il fidanzato. Poi è tornato dal suo vescovo dicendo che era e restava gay, ma il desiderio di essere prete era più forte. Quel saggio vescovo lo ha rimandato in una parrocchia come parroco, riconoscendogli una vocazione vera.  

 In una diocesi lombarda invece un amatissimo curato che ha fatto coming out, ma vorrebbe rimanere prete,  è stato cacciato malamente, mandato in un’altra città a fare altro, in attesa… di cosa non si sa ancora.

Capisco le situazioni spinosissime e la difficoltà richiesta nel discernere e nell’accompagnare, ma il dolore causato è stato tale, in alcuni casi, da portare alla disperazione e al suicidio.

Speriamo che da questo Sinodo venga fuori qualcosa di buono, intelligente e misericordioso.                                                                                                    Anche in questo caso, la gente spesso capisce, la Chiesa, spesso, no.

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