L’autunno del pellegrino. L’autunno della Chiesa

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L’autunno suscita sensazioni varie e diverse. La stagione che stiamo attraversando dice molto a noi tutti, alle nostre ricerche,
alle difficoltà della Chiesa

L’autunno del pellegrino, l’autunno della Chiesa. Risalgo la strada non asfaltata che dal santuario arriva fino alla chiesa parrocchiale. È un percorso abituale, di quasi tutte le mattine. Dopo la messa è il mio inizio di giornata. Un po’ meditando e un po’ preoccupato per quanto la giornata che inizia mi riserverà. Ho percorso questo tratto di strada in tutte le stagioni dell’anno e ho scrutato i cambiamenti che ogni stagione porta con sé. Volevo scrivere, ho contemplato, ma è parola troppo impegnativa per la mia vita.

Osservo le piante: l’abete, il sambuco, la robinia, il caco, il castagno…

 

L’autunno è una bella sorpresa, è la stagione che amo di più. Sul breve percorso ci sono un’infinita qualità di piante e ne osservo i colori. Il pero è color ruggine, il tiglio va da un giallo ad un ocra chiaro. L’abete è ancora lì con tutti i suoi rami verdi e resterà così per tutto l’inverno. Il sambuco si ostina a non lasciar cadere le sue foglie, mentre il caco le ha già lasciate cadere quasi tutte. La robinia è lì indecisa sul da farsi. Già quest’estate si era data da fare  in una bellissima  fioritura, pronta per donare nettare alle api, ma poi una serie di  temporali hanno rovinato tutto e lei è rimasta lì un po’ triste e indecisa sul da farsi, fino all’autunno, ed è ancora lì indecisa. Il castagno ha deposto a terra quasi tutte i suoi frutti e in tanti sono già passati per prendere le castagne, chissà se qualcuno ha ringraziato la pianta e madre terra per quei doni. Eh sì, perché la terra è generosa e noi in genere predatori che non ringraziano, ma che arraffano tutto. Inutile parlare di transazione ecologia o verde se non si impara a riconoscere il dono di madre terra.

Stagione delle deposizione. Del viaggio nel deserto

Arrivo alla sede della cooperativa mi siedo sulla banchina fuori casa e mi accorgo che è scesa la prima rugiada autunnale. Provo a pensare un attimo a questa stagione bellissima. Un amico carissimo, don Roberto Pennati, esperto di queste cose, mi diceva che il posto più bello per ammirare l’autunno è la val di Mello. Ed è vero, quando riesco ad andarci è di una bellezza unica.
Seduto sulla banchina prima che arrivino i ragazzi cerco nel cuore alcune parole dell’autunno. La prima è malinconia, ma è troppo scontata, l’autunno non è malinconico, è carico di colori che parlano di reposizione. Come la madre che accoglie tra le braccia suo figlio, e lo ricompone in un telo in attesa della vita. Per chi lavora la terra – non chi lo fa a livello industriale – ma come lo faccio io a livello artigianale, l’autunno è la reposizione del tutto. Delle piante, degli ortaggi, degli attrezzi, dei fiori, anche della fatica del lavoro.
L’autunno è una preparazione, come un viaggio nel deserto che prepara la terra promessa. L’autunno lo percorri come gli ebrei su e giù nel deserto, senza un percorso ben preciso, con uno sguardo al cielo per trovare la nuvola che ti guida, con una speranza sola: la terra promessa.

Autunno e silenzio: la notte della fede, l’autunno della Chiesa

L’ autunno è silenzio, il silenzio del cercatore di qualche frutto rimasto lì per caso.
Il silenzio del monaco cercatore di Dio, di infinito.
L’autunno è un pellegrinaggio verso la primavera che sa che deve attraversare l’inverno.
Come la notte buia della fede dei santi che non sentivano più il Signore e si avventuravano nella notte della fede.
Stanno arrivando i ragazzi, inizia la giornata e allora è meglio un ultimo pensiero.
Penso alla chiesa a cui voglio bene. Sta vivendo il suo autunno.
Sogno che invece di trafficare per trasformalo in un autunno carico di progetti, possa viverlo così: lasciando cadere le foglie che vogliono cadere, riponendo la sua mondanità in attesa di una rinascita che sa di vangelo.
Preparata per un lungo viaggio nel deserto con la sola speranza di una terra promessa.
Nel silenzio del vero cercatore di Dio e dell’uomo, in un pellegrinaggio alle sorgenti della vita trascinando con sé l’umanità che soffre.
L’autunno del pellegrino, l’autunno della Chiesa
Mi stava per sfuggire: può essere un’idea per il Sinodo… ma sono arrivati i ragazzi e adesso si lavora…

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