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Su una delle più suggestive immagini della Madonna conservate a Bergamo
Giovanni Bellini – Madonna di Alzano – olio su tavola, 1485 – Accademia Carrara

Oltre ad essere uno straordinario capolavoro d’arte, la “Madonna di Alzano”, dipinta da Giovanni Bellini intorno al 1485 e conservata in Accademia Carrara, è un “oggetto, una cosa” con una storia interessante.

Un Rembrandt si può usare come tavola da stiro

Un quadro, anche di somma arte, in ultima analisi è un oggetto: è una tavola di legno, o una tela, coperta di pigmenti anche di origine incerta, con tasselli, traverse, colle, chiodi; sul retro riporta numeri, scritte antiche, etichette, segni di possesso, inventari che certificano in fondo la sua natura di “oggetto”: posseduto, venduto, inventariato; sono i contesti, le storie che cambiano e così si trasformano i “punti di vista”.

Duchamp, il vero rivoluzionario dell’arte, diceva: ”…in fondo un Rembrandt si può usare come tavola da stiro!”; un Van Gogh, oggi tesoro del museo di Amsterdam, fu ritrovato come anta per chiudere l’abbaino di una soffitta: tutto dipende da come si guarda, dagli sguardi.

Punti di vista

Una suggestiva trasformazione di sguardi ha coinvolto anche la “Madonna di Alzano”.

Il dipinto fin dal 1579 risulta sull’altare della Concezione nella chiesa dell’ordine francescano di Santa Maria della Pace ad Alzano Lombardo. Le cronache, a metà ‘600 e ancora cento anni dopo, segnalano il dipinto come immagine particolarmente venerata dalla popolazione al punto da essere coperta “…da finissimo cristallo…” per proteggerla da lumi, fiori, ex voto ed eccessi di devozione.

Non più immagine devozionale ma opera d’arte

Nell’età della Repubblica Cisalpina, con le spoliazioni della chiesa nel 1808 la venerata icona viene dispersa; a metà secolo risulta nella casa del sacerdote Giovanni Battista Noli, appassionato collezionista d’arte; passa per testamento agli eredi per essere in seguito venduta e di nuovo ereditata, fortunatamente, da Giovanni Morelli che devolverà la sua intera collezione all’Accademia Carrara nel 1892: non è più un’icona per la devozione, è un prezioso oggetto d’arte.

In Accademia Carrara la Madonna di Alzano viene riconosciuta come capolavoro giovanile di Bellini; inserita in una preziosa cornice quattrocentesca intagliata e dorata viene prestata per importanti mostre, a Londra nel 1930, poi a Zurigo e a Venezia. Nel riallestimento della pinacoteca, al ritorno dei dipinti nascosti nel periodo bellico, la Madonna di Bellini viene montata con massimo risalto al centro del percorso di visita su un pannello, ostentata come per riceve una nuova devozione: chi passa guarda, probabilmente ammirato; pregare, chiedere intercessione, deporre un fiore, sembrerebbero “fuori luogo”.

Commenti e segni

I commenti della critica dotta diventano laici – “… pittura morbida e trasparente… velature leggere… piccoli ritocchi liquidi… rifrazione luminosa nell’aria…” – ma restano i rimandi simbolici al significato dell’immagine, ciò l’originario tema della Concezione: sono i segni premonitori della Passione.

Il volto di Maria  – “…che tutto medita in cuor suo…”  –  è velato da un triste pensiero sul destino del Bambino che tiene tra le braccia e che con gli occhi la interroga

Lo sfondo, tra qualche nuvola scura, annuncia cieli e terre nuove in un mondo di pace.

Il davanzale di marmo richiama la reliquia della pietra dell’unzione.

Cosa vorrà significare il frutto appoggiato alla pietra: lirico marchingegno pittorico e spaziale o simbolo; pera, o mela cotogna?  Se pera è simbolo di dolcezza, se mela cotogna rimando di asprezza, durezza e arbitrio di noi che guardiamo.

Al di là di ogni considerazione, tra storia, mode e culture, resta lo stupore di materia banale trasfigurata in struggente bellezza che eleva la mente a grandi pensieri.

                                                                                   

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