Gian Riccardo Piccoli interpreta la pala dipinta da Lorenzo Lotto nel 1521 per la chiesa di San Bernardino in Pignolo.
La chiesa di San Bernardino è chiusa per lavori e la tela è momentaneamente esposta nella chiesa di Santo Spirito; a restauri ultimati la tela verrà esposta a fianco della pala lottesca per muovere sguardi dall’arte antica alla contemporanea ricerca di forme per le vaghe istanze dello spirito.
L’essenziale è l’intento di molta cultura contemporanea; nell’arte diventa un percorso di ascesi meditativa; in particolare nell’arte cristiana togliere fronzoli, anche aggiunte fascinose, affastellate sulle storie sacre da culture trascorse, significa far emergere un “vero” da condividere nell’essere e nell’esistere contemporanei.
Gian Riccardo Piccoli guarda alla pala di San Bernardino di Lorenzo Lotto e va oltre estetica e storia; taglia, cancella e restituisce significati seguendo tracce che vede nell’ispirazione e nella vita di Lorenzo Lotto.
Gian Riccardo Piccoli dal capolavoro di Lorenzo Lotto toglie tutto, soprattutto il magnifico colore; restano tre indizi: resta la luce scandita dall’ombra del baldacchino; resta la simmetria dell’asse orizzontale che Lotto aveva posto a cesura tra storia e cielo; resta il centro enfatizzato da un punto rosso che racchiude il significato del tutto.
Nella composizione lottesca il centro – proprio all’incrocio delle diagonali della grande tela – è il palmo aperto della mano di Maria a significare un’evidenza che spande luce e placa la sacra conversazione. Nella tela di Piccoli il centro diventa un cerchio rosso dove – con una certa fatica – traspare il “cristogramma”, unica figura presa e traslata dalla pala di Lotto: dal petto di San Bernardino – nella Sacra Conversazione – al centro dell’idea di Piccoli.
Il “cristogramma” veniva esibito da Bernardino nei suoi sermoni per riportare la fede cristiana alle sue radici illustrandola in estrema sintesi: il nome di Cristo è nel sole e dal sole partono fiamme che si irradiano per realizzare il Verbo nel quotidiano – oggi diremmo in economia, in politica, nelle relazioni, nel progetto di vita; sarà per secoli segno di appartenenza, distintivo di pace, dichiarazione di conversione.
Nella rielaborazione di Piccoli, nel vuoto e nella penombra, viene idealmente a sovrapporsi alla mano aperta di Maria come a dare seguito a spandere luce, dare significato allo spazio, riproporre una testimonianza, una mediazione.
Ancora alla base della composizione di Piccoli, al centro, traspare una sagoma rettangolare, ultimo particolare preso dal dipinto: è la riproposizione del libro dove l’angelo sta registrando cose che non ci è dato sapere.
L’evanescente sagoma rettangolare rimanda ad un altro libro; la ricerca di Piccoli va oltre, nella vita di Lorenzo: trova “Il libro di Spese Diverse” e li suo ultimo dipinto “La presentazione al tempio”. Interpretare l’arte diventa, oltre la tela dipinta, ricerca di senso nella vita vissuta.
Lorenzo Lotto nel 1540 – aveva circa sessant’anni – comincia ad annotare su un quaderno spese, guadagni, piccoli fatti; aveva già scritto “… solo, senza fidel governo et molto inquieto dela mente …”. Il giorno 8 settembre 1554 scrive “… per non andarmi avvolgendo più in mia vecchia ho voluto quetar la vita in questo santo luogo…”: sono le ultime notizie che si hanno di lui.
Ha trovato rifugio con sue poche cose presso la Santa Casa di Loreto, ma ancora dipinge; ci resta con stesura incerta e tremolante “La presentazione al tempio”: in un notturno incipiente – guardato con occhi incerti – i personaggi sono ai margini; traspare a mala pena un vecchio che sbircia sporgendosi da un pilastro. Nella grande tela domina il vuoto; é il vuoto che Gian Riccardo Piccoli riprende diventando tema definitivo e dominante della sua opera.
Collocata sopra l’altare la pala di Piccoli disorienta, provoca e interroga; è un’immagine elegante, armoniosa, inquieta e misteriosa: quindi è arte.
L’arte, in particolare l’arte che cerca il sacro, dovrebbe smuove coscienza e meditazione, anche riflessione e studio.
Oltre l’illustrazione e la devozione, lo sguardo di Piccoli – su un capolavoro acclamato, sulla vita del suo autore, su Bernardino, in definitiva, sulla “Parola” – propone uno stile: ascesi, sobrietà, quiete; esegesi dell’essenziale, non solo per l’arte.
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