“Il PD non lo voterò più”

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“Sono di sinistra perché cattolico”.
“Maggiore democrazia per la Schlein significa meno democrazia per me”.
La marginalità dei credenti in politica e la marginalità della Chiesa

Elly Schlein discute e fa discutere

Elly Schlein discute e fa discutere. Discute perché deve capire come essere Elly Schlein e come evitare, nello stesso tempo, di dare pugni nello stomaco a Bonaccini e compagni. Ma fa discutere perché tutto quello che fa per tenere insieme i due bandoli della matassa – la sua linea e quella della minoranza sconfitta – rischia sempre di scontentare qualcuno. Soprattutto rischia di scontentare Bonaccini.

Bonaccini: “Dal mondo cattolico-democratico arriva una sollecitazione giusta”

Il 3 marzo scorso Elly Schlein aveva detto a Bonaccini: entro 48 ore ti chiamo. Nessuna telefonata dalla Schlein fino al 10. E di ore ne sono passate molto più di 48. E il 10, una settimana dopo, l’incontro dovrebbe ha avuto luogo. Finalmente.

I siti web avevano, in precedenza, riferito di una dichiarazione di Bonaccini: “Bene, tanti arrivi”, dice riferendosi alle oltre 7 mila nuove iscrizioni al Pd, grazie anche ad Articolo 1, ma “evitiamo l’emorragia silenziosa di chi magari rischia di non sentirsi più a casa propria”. Il riferimento è ai tanti ex Margherita che ora temono un Pd tutto spostato a sinistra. “Dal mondo cattolico-democratico — avverte Bonaccini — arriva una sollecitazione giusta al fine di garantire che il Pd non smarrisca le sue ragioni fondative e mantenga il profilo di un partito plurale”.

“Io voto, tu voti, egli vota… essi governano”

E’ un bel problemino, questo. E non solo per la Schlein. Riferisco, semplificandolo molto, il ragionamento di un amico. Ha sempre votato, prima la DC, con netta simpatia per le correnti di sinistra, poi ha votato la Margherita, poi ha votato il PD. Ora, però, non sa più cosa votare. Non se la sente di votare il PD della Schlein, non tanto perché è a più a sinistra di Letta e di Bonaccini, ma perché non gli piace il tipo di cultura di sinistra di cui la Schlein è portatrice. “Io di sinistra perché cattolico, non riesco a essere di sinistra senza perché”. Ecco: è il perché che gli manca e la Schlein sembra non offrire gran che su questo versante. La sinistra della Schlein gli sembra una sinistra a prescindere. E il mio amico non sa prescindere. E proprio per questo non intende più votare PD.

La sinistra della Schlein gli sembra una sinistra a prescindere. E il mio amico non sa prescindere

Il suo dramma, però, è che, appunto, non sa a quale porto approdare. No all’estrema sinistra, anche se lì resterà qualche frammento dopo i vari “ritorni a casa” nel nuovo PD: frammenti che sono più Schlein della Schlein. Virare a destra? Ma da chi? Renzi e Calenda? Con tutte le loro contorsioni? Non se ne parla… I partiti che sono al governo? Dio me ne scampi e liberi. Soluzione: non voterò più. “La svolta democratica della Schlein, per me, dice, mi impone di mettermi da parte. Per me la maggiore democrazia del PD per Schlein significa meno democrazia per me”. Il sistema malato e senza alternative mi mette ai margini. E aggiunge: “Tornerò a declinare il verbo “votare” come facevo quando ero al liceo: “Io voto, tu voti, egli vota, noi votiamo, voi votate, essi governano”. 

Gli faccio notare, sommessamente, che questa marginalità dei credenti in politica è figlia della marginalità della Chiesa nel suo insieme. Si è fatto molto pensieroso. E mi è sembrato perfino un po’ triste. 

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