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Lo scandalo di Bruxelles e l’Eco di Bergamo

L’ex parlamentare europeo Antonio Panzeri

L’Eco di Bergamo parla poco dello scandalo.
Eppure Antonio Panzeri, il grande accusato. abita a Calusco.
L’Eco fatica a parlare di Panzeri e molti lettori faticano a capire l’Eco

L’Eco di Bergamo è il primo giornale che leggo ogni mattina. Come per molti altri bergamaschi, immagino.

La difficoltà a parlare di un evento di cui tutti parlano

L’ho aperto anche stamattina e mi aspettavo che, almeno stamattina, quando tutti i giornali fanno titoloni a tutta pagina sulla facceda di Bruxelles, mi aspettavo che anche l’Eco si lanciasse. Per un motivo banale e molto semplice: Antonio Panzeri che, più passa il tempo e più appare il regista del grande imbroglio, è di casa nel Bergamasco. Abita a Calusco d’Adda, infatti. Sempre stando ai molti “si dice”, sono stati trovati , proprio nella casa del ex-parlamentare europeo, a Calusco, somme notevoli in banconote. 

Mi aspettavo che l’Eco si lanciasse. E invece, niente o quasi. In prima pagina si parla della fontana Contarini che si è sporcata, delle opere di Manzù finalmente on line, della crescita che rallenta, della signora che ha donato un rene al marito, di 12 milioni dal Pnrr per i comuni… Due articoli di fondo parlano di Meloni, di Biden e di Trump. Di Antonio Panzeri, niente. Bisogna arrivare a pagina 4 per trovare l’articolo. Titolo timoroso, su quattro colonne: “Qatar, lo scandalo si allarga. Ombre sulla Commissione”. C’è anche una foto, grande come un francobollo, di Panzeri. 

Il contrasto vistoso con altri giornali

Leggo, dopo l’Eco di Bergamo, il giornale francese, il giornale dei cattolici francesi, “La Croix”. Prima pagina con una foto enorme, di Eva Kaili, la parlamentare greca al centro dello scandalo insieme con Panzeri. Titolo: “Uno scandalo europeo”.  Su una colonna, di spalla, un articolo di fondo sulla faccendaccia. Poi, pagina 2 e pagina 3, si continua a parlare del caso, con notizie, interviste, corrispondenza dalla Grecia. 

Il contrasto fra il giornale francese, giornale dei cattolici di Francia, e il “mio” Eco di Bergamo, giornale dei cattolici di Bergamo, è enorme. L’Eco di Bergamo, in effetti, avrebbe due grossi motivi per parlarne. Uno lo condivide con tutti, “La Croix” compresa: anche Bergamo è in Europa e quello che avviene a Bruxelles, ci interessa. L’altro motivo è locale e interessa – dovrebbe interessare – soltanto l’Eco di Bergamo e non “La Croix: Antonio Panzeri abita a Calusco. E invece, i due motivi non bastano e l’Eco tace (e non mi si dica che ne parla a pagina 4, perché parlarne a quel modo è quasi peggio che non parlarne). 

L’Eco di Bergamo non dice bugie. Fatica a dire la verità. Per questo la gente lo chiama “il Bugiardino”.

Il contrasto così vistoso mi fa venire in mente, per forza, il soprannome che i bergamaschi hanno affibbiato all’Eco di Bergamo: il Bugiardino. Da notare la genialità della trovata. Non si dice che l’Eco di Bergamo dice bugie, no. Si dice che non dice la verità. Bugiardino, non bugiardo. Non è né dalla parte del falso né dalla parte del vero, né vero, né bugiardo: Bugiardino. 

Ma un giornale che c’è perché informi, se non informa perché lo dovrei leggere? E poi: non parlare (o parlare a quel modo così stranamente dimesso), qui a Bergamo, di un fatto di questa rilevanza che tocca anche Bergamo, non è confermare il carattere eccessivamente “provinciale” del nostro, del “mio” Eco di Bergamo?

Belle domande, mi pare. E mi pare che siano belle non soltanto perché piacciono a me. 

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