Si discute spesso sulla Chiesa, su quello che sta morendo, su quello che forse nascerà. E ci si confronta fra quello che avviene dalle nostre parti e quello che avviene, o è già avvenuto in altre parti dell’Europa.
Più mi confronto con aree più secolarizzate dell’Italia – la Francia, la Germania, per esempio – più mi convinco che i credenti di questi paese hanno, in fondo, una fede più libera. In un certo senso, credono più liberamente perché hanno meno legami da cui liberarsi. Possono concentrarsi con più speditezza sul cuore della fede, sul Vangelo in particolare.
Noi, invece, che abbiamo ricevuto in consegna un Vangelo molto arricchito – e appesantito – di tradizioni e di spiegazioni varie, dobbiamo fare i conti con tutte queste per arrivare a quello. Di conseguenza siamo chiamati ad affrontare non solo le obiezioni del presente e le sue provocazioni, ma anche le nostalgie del passato e i suoi richiami.
Siamo cristiani più complicati e più difficili. E spesso, anche per questo, più inquieti perché dobbiamo scegliere e più tristi perché dobbiamo rinunciare a tante “cose belle” che, con il passare del tempo, sono diventate la nostra zavorra.
Ho già citato, qualche giorno fa, Eric-Emmanuel Schmitt, il suo recentissimo libro – non ancora tradotto in italiano, “Le défi de Jérusalem” – ho riferito dell’esperienza particolarissima vissuta dallo scrittore a contatto con il Calvario, nella Basilica del Santo Sepolcro.
Il libro offre molti altri spunti che partono dai luoghi santi visitati e offrono approfondimenti vari e variamente interessanti.
Perché Nazaret?, si chiede Eric-Emmanuel Schmitt.
Questa domanda mi tormenta dal punto di vista umano e dal punto di vista divino. Come si può arrivare a influenzare il mondo intero nascendo in un paesino piccolo piccolo? Per quale ragione Dio ha scelto un buco simile?” .
Davanti all’aspetto della città di Nazaret e ai tratti scontati che la segnano:
Ecco la ragione per la quale ho percorso migliaia di chilometri: la banalità. Deluso? No: ricevo la prima lezione: l’unica culla dello straordinario è l’ordinario” .
La porta di entrata della basilica della Natività a Betlemme è piccola e bassa.
… rudimentale, antidecorativa, che costringe il fedele ad abbassarsi, a riprendere la sua statura di bambino”.
Commentando la nudità di Gesù sul Golgota:
Nudo l’essere umano lo è nei momenti fondamentali, nascita, amore, morte. Ciò che impressiona non è la nudità, ma il fatto che viene imposta”.