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Riva, Sinner, l’Atalanta

Si è parlato molto, nei giorni scorsi, dei Gigi Riva. Si sta parlando moltissimo dell’impresa di Jannik Sinner. Si parla sempre di quello che sta facendo l’Atalanta

I miti sportivi, volti visibili di un territorio

Del genere: simboli sportivi. Mi spiace, in questi giorni, di non essere un sociologo per capire meglio. Devo solo laborare di fantasia. Proviamo a immaginare la Sardegna senza Gigi Riva o Bergamo senza l’Atalanta. Cagliari e Oristano sarebbero sempre Cagliari e Oristano, Bergamo sarebbe sempre Bergamo e Bergamo di sotto non sarebbe Bergamo di Sopra e viceversa. Per Sinner san Candido sarebbe san Candido e la Val Pusteria, pure. Ma mancherebbe qualcosa, molto, anzi. 

L’identità di una regione o di una città, perfino di un intero paese dipende molto dalla sua capacità di farsi riconoscere. E riconoscere una realtà complessa – una città, una regione – diventa possibile quando al nome si associa qualcosa che si vede. Bergamo senza Piazza Vecchia non sarebbe più Bergamo.

E il fascino è massimo quando il qualcosa che si vede è anche qualcosa che vive, una persona, una squadra, una istituzione. 

L’Atalanta diventa un simbolo ricco, perché si porta appresso tutta Bergamo. E Bergamo è conosciuta, spesso, perché è la città dell’Atalanta. Così Cagliari, il Cagliari, Gigi Riva. 

Sinner, in questi giorni, è un simbolo che sta travalicando dal locale all’ecumenico, da san Candido a tutta Italia. Una società intera sta ansiosamente cercando qualcuno in cui riconoscersi. Per cui non parla soltanto delle capacità sportive di Sinner, ma anche di quelle umane. L’Italia di questi giorni non ha bisogno soltanto di un eccellente tennista, ma di un italiano perfetto. 

Non si sa fino a quando questo possa funzionare. Non si sa. Si spera soltanto che possa funzionare a lungo, per il bene di Sinner. Ma anche e soprattutto per il bene nostro. 

Imito, dunque sono

Fleximan colpisce in Veneto. Atri Fleximan colpiscono nel Mantovano, in Lombardia… Re Carlo ha problemi di prostata, dopo di lui milioni di maschi inglesi si fanno controllare. Sinner vince in Australia, una valanga di aspiranti si iscrivono a corsi di tennis…

Alla base di comportamenti diversi che avvengono in luoghi diversi sta un motore uguale: l’imitazione. Faccio quello che fanno gli altri. E tanti altri atteggiamenti sociali sono riconducibili alla diffusa mania di imitare. Imito, dunque sono.

Siamo tutti, da sempre, affascinati dal mito della libertà. Liberi di fare come fanno tutti. Che strana libertà, però.

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