Tutti parlano molto del caso di Beniamimo Zuncheddu. Da trentatrè anni in galera per un omicidio che non ha commesso.
A parte tutti gli aspetti legali del come si è arrivati alla codanna, alla revisione, all’assoluzione, mi vengono in mente, irresistibilmente, alcune costanti, diciamo così, culturali. Quando ha luogo un delitto, immancabilmente, chi si trova dalla parte dell’offesa, chiede giustizia. La giustizia che si chiede dovrebbe, in qualche modo, compensare l’ingiustizia subita. Mi hanno ammazzato una persona cara; chi ha ammazzato “deve pagare”.
Ma la “restituzione” della giustizia è quasi sempre inadeguata. Si può avere una restituzione se qualcuno ha rubato o ha danneggiato cose di proprietà altrui. Basta calcolare e si può chiedere un risarcimento all’altezza del danno provocato. Ma se si sale verso l’alto e soprattutto quando si tratta di risarcire danni provocati alla persona, il risarcimento diventa problematico. Se qualcuno ha ferito gravemente qualcun e il ferimento lascia il seguito di una menomazione fisica, che senso ha parlare di risarcimento e in che modo il risarcimento è possibile? La cosa diventa evidente quando si tratta della punizione per un omicidio. Una vita non ha valore e il risarcimento è impossibile. Il “debito” resta aperto, dolorosissimamente.
Qualcosa di simile è capitato a Beniamino Zuncheddu. Trentatrè anni di vita “rubata” nessuno può restituirli e nessuna giustizia può restituirli a Beniamino anche se gli verseranno risarcimenti milionari.
Sicchè resta una solo conclusione, tanto ovvia quando campata in aria. La buona società non è quella dove si puniscono le ingiustizie, ma quella dove non si commettono.
Ma esiste una società simile? No. Quindi tutte le società esistenti sono imperfette e la loro giustizia è sempre, in parte, ingiusta. Così è se vi pare.
Trump condannato a pagare 83,3 milioni a Jean Carrol, scrittrice. L’aveva violentata, una trentina di anni fa. E questo non fa notizia, almeno nel caso di Trump. Ma fanno notizia la mano pesante del giudice, da una parte, e, dall’altra, le accuse diffamatorie di Trump nei riguardi della Carrol che il tycoon ha qualificato come “bugiarda” e “matta”.
Trump ha l’atteggiamento tipico degli uomini potenti. Sono convinti che non loro si devono adattare alla verità ma è la verità che si deve adattare a loro.
Trump è convinto che la Carrol è bugiarda e matta. Il movito è semplice: lo ha detto lui.