La politica forma alta della carità

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La politica forma alta della carità

Ricordando don Sergio Colombo”. Non faceva politica, ma tornando continuamente all’umano, arrivava alle radici dell’impegno politico, oltre clericalismi e tentazioni di egemonie

La chiesa parrocchiale di Redona

 

La politica, il discernimento

Con don Sergio, l’interrogazione, curiosa ed esigente, attorno alla politica smetteva di essere un tabù per la comunità cristiana. Diventava anzi, per questa, un ineludibile compito di discernimento critico. Non perché don Sergio coltivasse un’opzione politica particolare, né tantomeno perché avesse una formazione specifica per la politica.

Anzi, non smetteva di incoraggiare e spronare i laici a svolgere – nella e per la comunità cristiana – questo compito.

 

La politica, forma alta di carità

E tuttavia, per il suo modo di intendere il cristianesimo, la fede doveva misurarsi con l’antropologico, perché fosse a servizio della dignità umana nei luoghi concreti in cui questa è offesa e in cui può essere riconosciuta e redenta. L’attenzione politica non è quindi orientata alla difesa di posizioni di egemonia culturale o squisitamente di potere; all’opposto, diventa uno dei luoghi fondamentali della traduzione dell’amore per l’uomo, una forma alta di carità, secondo il magistero di Paolo VI.

L’esercizio di questa forma di carità deve essere però avveduto, perché la costruzione della città sia rispettosa del pluralismo dei suoi abitanti e crei, tra questi, un consenso largo. Non si cerca quindi un posizionamento politico a sudditanza clericale, ma la capacità di leggere e tradurre storicamente ed eticamente la fede. E questo per incontrare bisogni e attese dell’uomo di oggi, in un dialogo paziente che rinunci alla scorciatoia dell’affermazione di una maggioranza.

 

Attualità

Questo metodo è fecondo ancora oggi, benché una certa stagione di protagonismo diretto magisteriale sia fortunatamente alle spalle.

E tuttavia l’azione politica sembra sprofondata in un’area eticamente indifferente, stretta tra una presunta necessità tecnica, e la professionalizzazione di partiti privi ormai di radicamento popolare.

Credo che don Sergio, ancora oggi, non smetterebbe di portare al centro l’umano, oltre lo specialismo, oltre la delega al potere e oltre l’affermazione astratta di valori non negoziabili.

Ricordando don Sergio Colombo”.

Leggi anche gli articoli di:

Alberto Carrara
Francesco Mazzucotelli
e il TESTAMENTO SPIRITUALE DI don Sergio

1 Comment

  1. […] Filippo Pizzolato Francesco Mazzucotelli Alberto Carrara […]

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