don Sergio Colombo, profeta indimenticato

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don Sergio Colombo, profeta indimenticato

 “Ricordando Don Sergio Colombo”. Il 10 ottobre sono otto anni che don Sergio Colombo se ne è andato. E proprio mentre ricordiamo quella dolorosissima partenza iniziano l’avventura del nostro blog.

 

Don Colombo, profeta indimenticato e, oggi, la partenza della “La barca e il mare”. Non avevamo notato la coincidenza. Qualcuno se ne è accorto e ce lo ha fatto notare. Ne siamo felici: coincidenza tanto più significativa proprio perché non voluta.

Don Sergio e il coraggio di parlare. Da uomo libero

don Sergio Colombo, profeta indimenticato, dunque. Siamo forse un po’ presuntuosi se pensiamo che don Sergio non l’avrebbe vista male. L’ho sentito più volte lamentare la paura di discutere sui problemi della Chiesa, su quelli dei cristiani, della politica, dei rapporti dei cristiani con la società. L’ha anche scritto, chiamando per nome persone e organi di informazione, troppo spesso silenti sui problemi che agitano e la diocesi e i suoi “dintorni”.

In fondo, ciò che stava a cuore a don Sergio era quella che si può chiamare, semplificando un poco, la libertà del cristiano. Spesso i credenti pensano che, più si è cattolici e magari anche impegnati dentro e fuori la Chiesa, meno si è liberi. L’idea di fondo di don Sergio era esattamente il contrario:

la fede non limita la libertà, ma la esalta.

E la libertà di cui vive il cristiano era vista da lui, alla fine, come l’aspetto operativo del suo servizio verso gli uomini o, come lui amava spesso ripetere, verso l’”umano”. L’”umano” era il suo mantra, infatti: più si è cristiani e più si è umani. E l’umano finisce per essere la prova convincente del cristiano.

don Sergio Colombo, un profeta indimenticato, la parola, l'”umano”

Ora, un momento non trascurabile, di questo “umano” è la parola. È la parola sulla Parola. Ma è anche quella su tutte le parole belle – da esaltare – e quelle ambigue – da diagnosticare – che segnano l’uomo e lo rendono più o meno “umano”, appunto. “Dimmi come parli e di dirò che sei”, si potrebbe chiosare.

Don Sergio ci ha regalato una parola – uno stile – e parole – le molte cose di cui ci ha parlato – di straordinaria bellezza.

E quelle parole belle che ci ha regalato erano il segno inequivocabile di un uomo di fede che crede davvero e senza reticenze a quello che dice. Questa era la sua forza che non gli veniva quindi dal suo ruolo clericale (mons. Oggioni, possiamo ricordarlo, lo aveva allontanato dal seminario) ma semplicemente da quello che diceva e da quello che faceva.

Ci manca

Per questo continua, a otto anni distanza, a mancarci, dolorosamente. E ci diciamo come sarebbe preziosa la sua voce in questi momenti dei silenzi imposti dalla pandemia ma anche dei silenzi accettati, spesso supinamente, da chi invece dovrebbe parlare. Non solo, ma come ci sarebbe preziosa la sua testimonianza, quando tra le molte cose antiche che stanno finendo, sarebbe necessario immaginare alcune cose nuove che dovrebbero cominciare.

Il nostro parlare – quello del nostro blog che è appena cominciato – non può pretendere di sostituire quella parola che non c’è più. Ma vorrebbe solo parlare un poco con lo stile con cui parlava lui. La nostra libertà come omaggio alla sua libertà, quella di un profeta indimenticato.

 

Ricordando don Sergio Colombo”.

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Filippo Pizzolato
Francesco Mazzucotelli
e il TESTAMENTO SPIRITUALE DI don Sergio

1 Comment

  1. […] Leggi anche, in rapporto al tema della cultura, sulla figura di don Sergio Colombo. […]

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