Natale regali esperienze ricordi

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Vorrei che tu mi regalassi una passeggiata insieme

Natale 2021: che cosa ti aspetti?

“Ciao, A***! Mi potresti dire che cosa fare di regalo a E***? E tu, che cosa desideri?”

“E*** vorrebbe un casco da sci. Sto cercando di farmi dare la misura, il colore, etc…  Per me… Non ho veramente bisogno di nulla, mamma. Magari, possiamo andare a fare un giro insieme il 24, se ti va (in occasione della venuta a Bergamo con la famiglia – n.d.r.). Devo essere sincera… La corsa per i regali a Natale mi lascia sempre un po’ disgustata, perché penso a tutti i bambini del mondo che sono senza famiglia o al freddo nei vari confini di stato. Non riesco a gustarmi i regali (giusto o sbagliato che sia). Preferisco un regalo in un altro momento. Magari invece mi fai un regalo se andiamo fuori a fare una passeggiata insieme e prendiamo una cioccolata calda.”

Vorrei ricordare le molte persone con cui ho condiviso molto

Mi ha fatto molto riflettere questo scambio di messaggi tra mia moglie e mia figlia.

Mi ha fatto pensare alla domanda che una vigilia di Natale di molti molti anni fa mi fece un’amica: “Che senso ha farsi gli auguri di Buon Natale?” E’ una domanda che tutti gli anni mi ritorna alla mente ed alla quale ogni volta non riesco a dare una risposta che mi convinca del tutto. Emotivamente, l’avvicinarsi del Natale mi induce a ripensare alle tante, tantissime persone che ho conosciuto nella mia vita. Sono persone con le quali ho studiato o collaborato o delle quali sono stato amico o compagno di giochi o di vacanze. Con loro ho condiviso impegni di volontariato o di attività sociali o politiche o religiose. Tante persone con le quali ho condiviso un piccolo o grande pezzo della mia vita.

A Natale vorrei ricordarle tutte, partendo dai miei familiari che non ci sono più, contattarle per dire loro “Buon Natale!”. Per dire che se anche non ci vediamo da tanto tempo o molto saltuariamente, tuttavia rimangono vive nel  mio ricordo.

Mi piace fare memoria, con i pochi amici del cuore, delle persone care che ci hanno lasciato per tornare alla Casa del Padre, là dove ci ritroveremo tutti insieme. Mi prende in queste occasioni un sentimento di nostalgia, ma non struggente, bensì di tenerezza, di desiderio di ristabilire un contatto. Così magari faccio una telefonata o prendo un piccolo regalo più simbolico che altro, come occasione per parlare delle nostre vite.

Giusto dunque ritrovarsi a Natale per un pranzo o una cena insieme, per dare risalto tra parenti ed amici alla festa della vita, cercando di superare tramite l’atmosfera natalizia le incomprensioni, le diversità di vedute, le fratture talvolta, che le relazioni comportano.

Vorrei non dimenticare i presepi moderni, quelli di Lesbo e dei barconi

Natale è la festa della vita, perché è la festa della speranza: facciamo memoria della venuta del Signore per pregare che ci mandi, come ci ha promesso, il suo Spirito di pace, fatto di rispetto, tolleranza, fiducia nel nostro prossimo.

Quindi a Natale non facciamoci prendere dalla frenesia dei regali, perché i regali non sono nulla senza un pensiero che dia loro significato.

Come dice papa Francesco, oggi il presepe di Gesù sono i campi profughi, in Bielorussia, a Moria nell’isola greca di Lesbo, le comunità di migranti sui barconi. E’ lì che Gesù nasce e ci invita alla carità.  Ma: “Che cos’è la carità?”,  ci chiedevamo ieri sera in Caritas. Ci siamo detti: è un movimento di coinvolgimento che richiede in sequenza: attenzione, comprensione – intendimento, compassione, azione, sull’esempio del Buon Samaritano. E lasciandoci affascinare dal Bambino che nasce solo, perché “non c’era posto per loro nell’alloggio”.

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