Lettura svagata di uno svagato dopopranzo domenicale. L’Eco di Bergamo , quello di ieri, mi informa che il sommelier Federico Bovarini ha conquistato il titolo di miglior sommelier della Lombardia 2023. Il suo “lavoro” (chissà poi se è un lavoro o solo un lavoro tra virgolette) è quello di “ambasciatore del Consorzio Moscato di Scanzo”. “Federico aveva 22 minuti a disposizione nei quali dimostrare tutte le sue capacità alla giuria, mostrando le sue doti nel servizio al tavolo, degustazione, decantazione e abbinamento dei vini”, così l’articolo citato.
E’ una notizia che, a modo suo, fa riflettere. Esiste un mare di rubriche, trasmissioni televisive, pubblicazioni specifiche si parlano di cibo e di bevande, di vino soprattutto. Il che interessa i bilanci di moltissime aziende: i miliardi che l’agroalimentare muove sono tanti. E interessa la cultura: la cucina italiana non è quella francese e tanto meno quella cinese. Ogni cultura costruisce i suoi monumenti e confeziona i suoi piatti. Ma mi pare – mi pare soltanto – che le notizie, le trasmissioni televisive, gli articoli dei giornali…, insomma: il mondo dell’informazione, informa non sul cibo che si mangia e sulle bevande che si bevono tutti i giorni, ma su cibi e bevande speciali, spesso molto elaborate, particolari, rare. Il cibo che si mangia non fa notizia e quello che fa notizia non si mangia.
Stamattina ho celebrato due volte, e, dunque, ho partecipato a due cene, e due volte, il menu è sempre stato, ostinatamente, invariabilmente, lo stesso: un pezzetto di pane e qualche goccia di vino. E un vino che, in barba alla sua denominazione correte – vin santo – è vino da pochi euro, non da decine di euro come il Moscato di Scanza di cui il neopremiato sommelier è ambasciatore. Si potrebbe affermare che alla grande raffinatezza del vino premiato risponde la grande semplicità del vino bevuto a messa, oltre che a casa.
Ma l’eucarestia è questo: non una cena sontuosa dove ciò che apparirebbe sarebbe la nostra bravura -quella che ha convinto la giuria che premiato Federico Bovarini – ma una cena di tutti i giorni dove il piatto migliore è la condiscendenza di chi ci ha invitato.
P. S. Ciò detto, chapeau bas al Moscato di Scanzo, ovviamente. Ma solo per dire che non è il mio vino di tutti i giorni, quello che bevo a casa mia e quello dell’invariabile menu eucaristico: costa molto di meno e si beve molto di più.