Il duo Meloni Schlein. Per non dire di Gori

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Elly Schlein e Giorgia Meloni, così diverse, così simili.
Rigorosamente idealiste. A parole.
Giorgio Gori, il figliuol prodigo mancato

Dai grandi proclami alla gestione del potere

Elly Schlein sta suscitando molta curiosità. “Vediamo un come si comporta”.  C’è una diffusa atmosfera di interessata attesa nei suoi riguardi. E quello che fa porta dimenticare quello che faceva. La contestatrice da fuori è diventata la protagonista da dentro. Prima voleva “occupare” il PD (occupy PD, era il suo slogan). Adesso che lo ha occupato deve però gestirlo. E gestire, di solito, è più difficile di occupare. 

In questa fase Elly Schlein appare sempre di più uguale e contraria rispetto a Giorgia Meloni. Questa ostentava atteggiamenti tipici di una destra “dura” e “pura”. Arrivata al governo molti dei proclami bellicosi di prima sono rientrati. Se la destra di Giorgia Meloni era, prima, una destra “dura” e “pura”, adesso è soltanto destra. 

Elly Schein sta facendo a sinistra quello che Giorgia Meloni sta facendo a destra

In maniera simile sta comportandosi Elly Schlein. Prima la sua linea era quella di una sinistra coerente e rivoluzionaria. Adesso è solo sinistra.

Dunque, in qualche modo, si può dire che la Meloni sta facendo a destra quello che Elly Schlein sta facendo a sinistra. Gli estremi si toccano, come sempre. 

Semmai le due grandi donne del nostro mondo politico si trovano costrette, per far quadrare le immagini di prima con le immagini di dopo, a porre, di tanto in tanto qualche gesto o qualche affermazione che rincuori i loro antichi sostenitori. Così la Meloni parla dei martiri delle Fosse Ardeatine come di vittime della loro italianità e “dimentica” il loro antifascismo. La destra dura e pura è patriottica e ama sentir parlare di gente che muore, semplicemente, perché è italiana.

La Schlein, da parte sua, ha rilasciato dichiarazioni che vanno nel senso di iniziative favorevoli al riconoscimenti delle unioni omosessuali e del mondo LGTB. Insomma: idealiste soprattutto nelle parole, le nostre due grandi donne, realiste nei fatti. Così almeno viene percepita la situazione da parte di noi, che siamo stabilmente da questa parte della palizzata. 

Giorgio Gori ha sepolto l’ascia di guerra

E si capisce che, soprattutto dalla parte del PD, alcune minacce pre-Schlein siano rientrate e alcune asce di guerra siano state sotterrate. Come nel caso del sindaco di Bergamo Giorgio Gori. Aveva detto che avrebbe lasciato il partito se la Schlein avesse vinto. La Schlein ha vinto e Gori è rimasto, per ora, nel PD. Gori, infatti, aveva pensato che la neo-segretaria avrebbe fatto sfracelli con la sua rivoluzione pura e coerente e invece il sindaco di Bergamo si è trovato a dover trattare, semplicemente, con una semplice neo-segretaria del PD. 

Gori voleva fare il figliol prodigo che scappa da casa. Invece è rimasto a casa. Continua a fare il figlio maggiore che lavora i campi, diligentemente

Se la Schlein avesse fatto la rivoluzionaria Gori avrebbe dovuto fare il figlio prodigo scontento di una madre troppo invadente e se ne sarebbe andato (ce la ricordiamo, vero, la parabola del figliol prodigo? Soltanto bisogna immaginare, vista la situazione, che, al posto del padre da cui il figliol prodigo della parabola scappa, sta una madre. Il Vangelo deve sempre essere attualizzato, diceva il mio parroco). Duque: la madre che avrebbe dovuto fare l’invadente, non lo ha fatto. Gori, da parte sua, è stato costretto a fare il figlio maggiore che continua, diligentemente, ad andare a lavorare nei campi. 

Anzi, sembra di capire che il figlio maggiore incomincia a sperare che la madre gli darà, prima o poi, un capretto per far festa con i suoi amici. 

P.S. Per quei due o tre laicissimi dei miei lettori che hanno dimenticato la parabola del figlio prodigo (Vangelo di Luca, capitolo 15) ricordo quanto segue.

La parabola racconta di un padre che ha due figli. Il più giovane chiede la sua parte di eredità e se ne va. Spreca tutto e fa la fame. Allora torna a casa, chiede al padre di essere preso come un garzone dell’azienda. Ma il padre lo accoglie calorosamente e gli fa festa. Il figlio maggiore si trovava a lavorare nei campi. Torna a casa e chiede il perché della gran festa che si sta facendo. Gli dicono che il padre sta festeggiando il ritorno del figlio.

Egli si arrabbiò, e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo. Ma lui rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso. Gli rispose il padre: Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato».

Quest’ultima parte viene citata sempre per illustrare come i criteri di quel padre sono proprio molto paterni. Ma, primo, nel nostro caso si tratta di una madre e non di un padre. E poi la casa del PD non è casa dove si facciano grandi feste.

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