La morte. La sua e la nostra

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La morte. La sua e la nostra

E’ settimana santa.
E si risente il racconto tragico della Passione.
In quel racconto appaiono preziose allusioni al senso di quella morte.
E della nostra

Ci si ritrova con il racconto, conosciuto e sempre sorprendente, della Passione. Racconto “conclusivo” e riassuntivo, pieno di ricordi, di allusioni, di anticipi.

Le relazioni perturbate. I legami si complicano, diventano più drammatici, si rovesciano. Durante l’ultima cena Gesù designa il traditore. Nella cena, ambito dei rapporti più caldi e più intensi, Gesù rivela chi lo tradisce. Poi, subito dopo, consegna ai suoi l’eucarestia. I legami che durano oltre la morte del Maestro, vengono, adesso, durante la cena, drammaticamente denegati.

Lo strazio. E’ sempre impressionante la crisi del Getsemani. Gesù che arriva al limite della morte per la paura della morte. E, mentre si sente straziato da questo dolore incommensurabile, i suoi dormono. La morte non è solo paura di morire, ma è solitudine. La morte mette fine a tutti i legami, ma quando i legami finiscono, comincia la morte. Gesù muore prima di morire. 

Pietro e il rinnegamento. Pietro, che ha promesso solennemente di non scandalizzarsi mai, si scandalizza. Lui, entusiasta del Maestro, nega di conoscerlo. Poi piange: lo strazio del rimorso e la paura hanno isolato anche lui: ha tagliato i legami per lui più importanti, quelli con il Maestro, e si sente drammaticamente smarrito. 

I silenzi di Gesù. Gesù non risponde a Pilato. Nel Vangelo di Luca non risponde neppure a Erode. La forza di una parola negata: è l’affermazione forte, perfino polemica, del la differenza del condannato rispetto ai potenti che lo condannano. Il debolissimo è forte, i forti sono deboli. Tutta la Passione è un inenarrabile paradosso. 

Il grido di Gesù. Gesù tace di fronte ai suoi accusatori. Quando è in croce, invece, grida. Grida e con la parole del salmo chiede al Padre il perché di quello straziante abbandono. Anche la passione secondo Matteo parla di un secondo grido di Gesù. In questo secondo grido, non ci si dice cosa ha gridato. Si ha l’impressione che, con l’avvicinarsi della morte, anche le parole soffocano e resta soltanto un grido inarticolato. “Gesù di nuovo gridò a gran voce ed emise lo spirito”. 

Dio muore, “uno della Trinità” ha patito e muore come noi, di una morte così simile a molte delle nostre morti.

Il sepolcro, le donne. Tutto sembra finire con la sepoltura. Ma “lì, sedute di fronte alla tomba, c’erano Maria di Magdala e l’altra Maria”.

Le ultime a vedere i riti tristi della morte saranno le prime a vedere gli incontri sorprendenti della pasqua. Già nel venerdì santo si apre uno spiraglio sulla pasqua.

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