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Bansky. Per non dimenticare 

Guerra e immigrati.
Fatti e immagini.
Per sapere e per riflettere

Dal Corriere della sera di domenica 26 marzo

La Louise Michel, che venerdì notte ha soccorso, al largo delle isole Pelagie, due imbarcazioni alla deriva con a bordo 78 migranti, è la nave umanitaria finanziata dall’artista Banksy. Chiamata così in omaggio alla femminista e anarchica francese vissuta nel XIX secolo, è stata decorata con alcune celebri immagini dello street artist, come la «ragazza con il palloncino» che veste un giubbotto di salvataggio”

Graffiti o graffi?

Bansky è la denominazione di un artista di strada d’ identità sconosciuta; si suppone sia inglese, forse di Bristol, potrebbe essere donna, forse anche un “collettivo” di artisti. 

L’alone di mistero ha consolidato il mito di un personaggio, “giustiziere dei misfatti”, che dalla fine degli anni ottanta, nell’ombra, su muri iconici in giro per il mondo, disegna fragili figure in chiaro scuro, bianche e nere.

Traspone temi atroci – guerra, sfruttamento, brutalità, omologazione, sopraffazione del potere – in opere piacevoli, tra poesia e satira, trasformando il tessuto urbano in luogo di riflessione.

Con grande abilità manipola i codici comunicativi della cultura di massa. Immagini originali, lineari, semplici, che capiscono anche i bambini, sono sovvertite da sarcastiche dissonanze che rinforzano la comprensione del messaggio. 

Stencil

Per Bansky il lavoro “creativo” è nello studio dove viene ritagliato lo stencil, cioè la maschera normografica (sagoma in negativo) dell’immagine affidando al vuoto la forma che si intende realizzare.

Il lavoro “trasgressivo” è in strada dove, evitando le forze dell’ordine, lo stencil viene appoggiato sulla superficie muraria che si è scelto di dipingere spruzzando poi il colore negli spazi vuoti. Per dipingere un’opera si impiegano pochi minuti e l’opera può essere riprodotta in modo identico tante volte quante si voglia.

“Il diritto d’autore è per perdenti”

Nonostante i suoi graffiti vengano battuti ad aste milionarie, Bansky è contro la mercificazione dell’arte, non trattiene compensi e li devolve ad una fondazione. 

Il sito “Pest Control Office Ltd” amministra i diritti di utilizzazione delle opere di Bansky e avverte “…l’utilizzo di immagini per vostro divertimento non commerciale, personale, è il benvenuto… Per favore non utilizzate le immagini per fini commerciali…”.

Arte di strada su macerie tragiche

Umorismo sovversivo, ironia, satira contro la cultura della guerra

Nelle scorse settimane, notte tempo, di nascosto, in gran fretta Bansky ha trasformato muri diroccati di sette città ucraine in fondali per illustrare la vita nei paradossi della guerra: denuncia l’assurda stupidità delle armi e celebra un inno alla vita che nelle piccole cose quotidiane si adegua alle follie del potere.

Kiev – Due bambini utilizzano travi spezzate come altalena; da quando le travi sono state rimosse i bambini fluttuano nel vuoto, perdono anche il giocattolo inventato. 

Gorenka – Un anziano signore si fa un bagno “nell’ intimità della sua casa” sventrata dalla bomba che ha risparmiato muri interni e frammenti di tetto.

Hostomel – Su di una sedia abbandonata una signora si affaccia in accappatoio, babbucce, maschera antigas ed estintore

Irpin– Una ginnasta con il collare ortopedico volteggia leggera con un nastro tra le mani. La punta del piede poggia sul vuoto della voragine di un palazzo sventrato.

Borodyanka – Una ginnasta si esibisce in una verticale usando le macerie come fossero attrezzi.

Il preesistente graffito di un pene disegnato col gesso bianco si trasforma nel missile d’ordinanza sul mezzo militare delle forze d’invasione.

Gorenka – Un bambino in uniforme approssimata atterra con una mossa di karate un uomo grande e grosso in perfetta divisa: il piccolo, debole e povero, vince sul forte, ricco e potente. 

“Un muro è una grande arma. 
È una delle cose peggiori con cui
colpire qualcuno”.

                                                                                                                      

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