Bosatelli santo subito

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L’Eco di Bergamo ha dedicato ancora una pagina intera ai funerali di Domenico Bosatelli,
il patron della Gewiss, che si sono svolti il 16 giugno

E questa pagina è seguita alle molte pagine dei giorni scorsi. Il personaggio era grandioso e tutta l’enfasi della evocazione si può, in qualche modo, ritenere inevitabile. Ma se è inevitabile parlare così del personaggio, è anche inevitabile subire le conseguenze del molto parlare. Ho molte notizie sul personaggio Bosatelli e non tutte entusiasmanti. Le ruvidezze del personaggio, i suoi rapporti spesso difficili con i collaboratori e anche con i figli, i due matrimoni… Di tutto questo, ovviamente, non si è parlato. 

Un processo di beatificazione post mortem

Quando qualcuno muore subisce – deve subire – un processo di beatificazione. E tanto più il personaggio è pubblico, tanto più è dovuto il processo di beatificazione, dovuto e rigorosamente esaltato ed esaltante. Credo che neppure molti santi della Chiesa abbiano avuto e abbiano ancora oggi delle biografie così rigorosamente monocromatiche come quella che è stata stilata in onore di Bosatelli in questi giorni. In fondo Bosatelli è più santo di Papa Giovanni o del Palazzolo. Di Papa Giovanni si ricorda che in compagnia gli piaceva bere qualche bicchiere, alcune foto lo ritraggono mentre fuma un toscano. Del Palazzolo si ricorda che era un cacciatore incallito e che una volta ha rifilato una pedata a una suora che gli rompeva le scatole. I santi possono essere anche solo fugacemente peccatori, Bosatelli no. 

La Chiesa parla più di Bosatelli che di Vangelo

La cosa che fa più pensare è che non solo l’Eco si è adeguato a questa “necessità”, ma anche la Chiesa, soprattutto in occasione dei funerali, presieduti da Mons. Giulio della Vite, segretario generale della Curia. La Chiesa poteva benissimo parlare un po’ meno di Bosatelli e un po’ più di Gesù che dà senso sia alle grandi imprese di Bosatelli, sia alle sue debolezze. E invece la Chiesa si è fatta bella dicendo semplicemente quello che dicono tutti. 

Nel capitolo 16 del vangelo di Matteo Gesù chiede ai discepoli: “Che cosa dice la gente che sia il Figlio dell’uomo?”. E i discepoli fanno la lista delle opinioni: “Alcuni dicono Giovanni Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti”. Poi Gesù provoca: “Ma voi, chi dite che io sia?”. E Pietro, come noto, risponde: “Tu sei il Cristo, il figlio del Dio vivente”.  

In questa occasione la Chiesa ha dato la sensazione forte di preferire ripetere le opinioni di tutti più che proclamare la fede propria. Certo, non l’ha negata, la sua fede, ma non l’ha messa in gioco. E una fede che non è messa in gioco è, almeno in parte, una fede negata. 

4 Comments

  1. Giovanni Mantecca ha detto:

    Non si metta troppo in discussione mi raccomando…e potrebbe spiegare il motivo per cui invece ha rettificato l’articolo riguardante don Personeni togliendo il paragrafo relativo ai suoi incarichi da quando è prete? ossia dove sosteneva che don Personeni ha sempre svolto ciò che gli interessava?

  2. Giovanni Mantecca ha detto:

    Consiglio spassionato: riveda l’articolo perchè nel nostro ordinamento esiste il reato di diffamazione

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