I giornali hanno parlato molto dell’assoluzione di Berlusconi. L’interessato e la sua corte hanno esultato. Ma va fatta un’osservazione banale: la vittoria in un processo non significa che tutto diventa giusto. E Berlusconi non viene beatificato. Le ambiguità del personaggio, quelle private che sono spesso molto pubbliche, e quelle della sua politica e della collusione tra interessi privati e politica restano, intatte. Il caso Noemi, il caso D’Addario, le Olgettine… E poi il conflitto di interessi, le leggi ad personam, le “modificazioni indotte nella società civile”, di cui hanno parlato diversi commentatori, “indirizzandone gusti e tendenze allo scopo di favorire la sua parte politica”… Da tutto questo Berlusconi non è stato assolto.
Semmai ci sarebbe da dire che l’enfasi sul personaggio e sul processo ha reso enfatica anche l’assoluzione, come se questa assoluzione fosse la ripuliture di tutto quello che Berlusconi ha fatto e tutto quello che ha detto fosse improvvisamente diventato il verbo della vita.
Giorgia Meloni è malata: influenza, febbre… Ha partecipato da remoto al consiglio dei ministri e ha dovuto saltare molti importanti impegni internazionali. Ma ha rassicurato con una affermazione perentoria: “Niente di grave. Ne uscirò più forte di prima ». Così la notizia dal Corriere. Vedi un po’ la retorica del personaggio pubblico. « Niente di grave » può essere vero: possiamo pensare che glielo hanno assicurato i medici (anche se, in verità, l’interessata non lo dice). Ma « Ne uscirò più forte di prima » chi glielo assicura? Qui dobbiamo per forza pensare che non lo dice perché è vero, ma è – deve essere vero – perché lo dice, solo perché lo dice. Volete che io che ho vinto le elezioni, che sono presidente del Consiglio, che sono sulle prime pagine dei giornali da cento giorni a questa parte, volete che io non sia capace di vincere una banale influenza? Non solo la vincerò, ma ne uscirò più forte di prima. Ma chi lo dice? Lo dice Meloni.
Il PD è ancora di sinistra? E, se sì, di quale sinistra? Si ha l’impressione, infatti, che il PD si impegni di più a difendere i Ferragnez e Blanco che i giovani che non hanno lavoro. Più che di sinistra è di moda. Antonio Polito lo ha scritto sul Corriere: « Entusiasmarsi per le ‘trasgressioni’ della kermesse canora, per quanto dirette contro la destra, non riempie di ‘principi’ il vuoto lasciato dalla lotta di classe. E anzi rischia di aggrovigliare la matassa delle contraddizioni (…). Per usare la felice metafora di Tommaso Labate, che l’ha scritto sul Corriere, il salto da Rosa Luxembourg a Rosa Chemical è esattamente il cuore del problema di fronte alla sinistra ».