Papa Francesco e le sue lacrime. Qatar calcio e violenza.

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Papa Francesco e le sue lacrime. Qatar calcio e violenza.

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La dolorosa emozione di Papa Francesco

L’8 dicembre il Papa ha pianto, in Piazza di Spagna, davanti alla statua della Madonna, al ricordo del dramma ucraino. Anche questo è uno dei tanti gesti senza parole ma che “dicono” molto più di molte parole. 

Intanto dobbiamo prendere atto che Papa Francesco è “preso” dal ricordo di quella guerra, molto più di quanto non lo siamo noi che, dopo tante parole e tante immagini, abbiamo imparato a convivere e con le immagini e con le parole. E’ vero quello che si sente dire qua e là: ci siamo assuefatti anche alla guerra. Papa Francesco, invece, no. Talmente no che si è messo a piangere.

La reazione così forte a un dramma che si sta sempre più allontanando ha fatto nascere, forse, in qualcuno, una reazione di fronte al carattere bruto e violento della guerra: ci si ammazza a migliaia per vecchi sogni imperiali, per ambizioni politiche, per vantaggi di altro tipo, anche economico, che la guerra procura a tanta gente. Gli uomini sono folli e la guerra è il gioco dei folli. 

Il calcio non è solo calcio

Botte tra argentini e olandesi durante la partita di quarti di finale del mondiale del Qatar. Hanno vinto ai rigori, come tutti sanno, gli argentini. Tutti hanno visto anche gli sfottò degli argentini vincitori agli olandesi sconfitti alla fine della partita.

Il che la dice lunga su una verità spesso dimenticata, forse perché troppo ovvia. Il calcio non è solo calcio. E non è solo interessi economici, già di loro notevoli. È anche una piccola parabola della guerra. È una guerra simbolica dove c’è un campo di battaglia, ci sono attacchi e difesa, cannonieri e bomber…

E’ un classico. Quando si mette in scena il simbolo della guerra la guerra vera può scoppiare. La violenza del calcio non è solo quella simbolica dei calciatori che giocano, ma anche quella di calciatori, allenatori, spettatori che menano. Fino al punto che, qualche volta, ci scappa perfino il morto. Si potrebbe anche dire che siamo, noi umani, esseri profondamente, radicatamente “polemici”, che si scontrano, che fanno “polemos”: termine greco che vuol dire, appunto, guerra. Ci sono molti modi di fare la guerra. Il calcio ne è uno e non il meno importante. 

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