Il Servizio Sanitario Nazionale a rischio

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Il Servizio Sanitario Nazionale a rischio

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Che la sanità pubblica sia in crisi è sotto gli occhi di tutti, ma alcuni dati e alcune riflessioni possono aiutarci a comprendere la gravità della situazione e svegliare le coscienze

Un disastro epocale

Dal 2010 al 2019 la spesa sanitaria pubblica è diminuita progressivamente, portando a un accumulo di tagli di oltre 37 miliardi di euro. Anche durante la pandemia l’incremento del finanziamento non ha portato a rafforzamenti strutturali del SSN.

La legge di Bilancio 2023 ha previsto un risibile aumento del finanziamento.

Grazie alla inadeguatezza e alla mancanza di lungimiranza e strategia della politica siamo di fronte a un disastro sanitario epocale perché questa tragedia è figlia di uno scempio sanitario che viene da lontano, protratto colpevolmente nel tempo.

Significative sono le diseguaglianze tra le regioni italiane nella fornitura di servizi sanitari, che violano il principio di uguaglianza dei cittadini nel diritto alla tutela della salute. L’autonomia differenziata tra le regioni, se attuata, non farebbe che ampliare ulteriormente queste diseguaglianze regionali.

Il 6° Rapporto sul Servizio Sanitario Nazionale, presentato in Senato il 10 ottobre, conclude evidenziando come i principi fondanti di universalità, eguaglianza ed equità siano stati ormai vergognosamente traditi.

Flavia Prodi, al tempo dell’ULIVO, riassumeva così la differenza tra il Sistema Sanitario italiano e quello statunitense: – Quando nasce un bambino negli USA gli fanno una assicurazione sanitaria, in Italia facciamo festa!
Tempi lontanissimi.
Comunque non voglio parlare delle liste d’attesa per gli esami, dei medici di base delusi e in affanno, della fuga dei medici,  fuga dagli ospedali con stipendi ridicoli dopo sei anni di Università e quattro o cinque di specializzazione, responsabilità enormi, pazienti che fanno causa comunque, nella speranza di ragranellare qualche migliaia di euro, sottoposti a turni massacranti, straordinari non pagati e minacce di tagli alle pensioni… prima eroi e poi trattati di nuovo come prima e peggio di prima.

Pagarsi un’ecografia o una visita privata per scegliere il medico non è un dramma, in parecchi possono permetterselo.

Purtroppo però ci sono molte malattie, quelle brutte brutte, per cui solo un buon SSN ti può aiutare.

Una terapia che costa 350 mila euro

Proprio qualche giorno fa il Corriere di Bergamo riportava un’intervista al professor Alessandro Rambaldi, ematologo del nostro ospedale Papa Giovanni XXIII, in cui il noto ricercatore spiegava come si possano curare anche i casi più gravi grazie alle Car-T, modificazione genetiche sui linfociti T che combattono le cellule tumorali.
Purtroppo il costo della terapia di questo farmaco costa intorno ai 350 mila euro, con la ulteriore speranza che la ricerca possa sviluppare anche terapie per le patologie mieloidi, sarcomi e tumori epiteliali.
Occorre difendere la nostra sanità- ha concluso Rambaldi.

Ricerca, sperimentazione, cura. Nessuno potrebbe permettersi questo, se non la sanità pubblica.

Del resto neppure le cliniche private sono interessate alla prevenzione. A loro il “prevenire meglio che curare” non fa gioco.

Propongono pacchetti concordati con le assicurazioni di check up e prezzi accettabili, nulla di paragonabile allo screening gratuito delle mammografie o alla ricerca del sangue occulto per i tumori al seno e al colon, assolutamente gratuiti a tutta la popolazione.

Casi limite? No. La cura per una banale spondilite anchilosante costa 34mila euro all’anno. Pensate che la pensione di una insegnante o di un medico potrebbe pagarla?

Eppure il Servizio Sanitario resta una delle “cose” più civili che abbiamo in Italia

Infine, le associazioni del Terzo settore che miracolosamente danno una mano alla sanità pubblica, anche quelle sono state messe alle strette: il 5 per mille del 2021 non è stato ancora pagato, e una nuova proposta di legge toglie le detrazioni sulle donazioni a questo settore se l’importo è inferiore ai 260 euro. Con buona pace dei mercatini solidali, vendita di piante, arance e uova di Pasqua, le mille briciole che fanno la differenza per questo settore. Che ad esempio, a Bologna, ha costruito nella clinica universitaria Sant’Orsola un intero piano per l’oncologia pediatrica, con medici, ricercatori, psicologi, infermieri etc. pagati, con gioia, da parenti amici, cittadini che cercano di fare qualcosa specialmente per i tumori infantili oggi ancora incurabili.

Credo che gli esempi che ho portato siano sufficienti.

Facciamo qualcosa tutti, ognuno quello che può, per salvare il NOSTRO SISTEMA SANITARIO NAZIONALE, una delle cose più civili e umanitarie che esistono in Italia.

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