Carcere femminile nell’antico soppresso convento che accoglieva donne ”pericolanti o pericolate” – Isola della Giudecca, Rio delle Convertite.
“Con i miei occhi”
Primo – Cercare una nuova visione del mondo per fare giustizia all’umano.
Secondo – Trovare la speranza nelle traversie della vita oltre la cultura dello “scarto”.
Terzo – Fare dell’ Arte il motore che segni il desiderio di nuove parole verso la “fratellanza”.
Hanno visto e ascoltato.
Donne come parabole che raccontano esistenze trasfigurate dall’arte.
Le detenute accompagneranno i visitatori (ovviamente sottoposti ai controlli per l’accesso ad una casa di detenzione) lungo il percorso espositivo e, soprattutto, racconteranno come le opere esposte abbiano preso forme dal rapporto tra gli artisti e le loro storie.
Recluse protagoniste, non spettatrici.
La sola opera visibile dall’esterno, sulla facciata della cappella dedicata a Maria Maddalena, è di Maurizio Cattelan: due grandi piedi sporchi e polverosi. Sono i piedi di una deposizione anamorfica che proietta il corpo all’interno del carcere.
La “guida” spiega: “I piedi, insieme al cuore, portano la stanchezza e il peso della vita”.
Sui muri del camminamento all’aperto sono appese lastre di lava.
L’artista Simone Fattal vi ha dipinto poesie e testi raccolti tra le detenute: “I nostri sentimenti sono scritti qui – commentano a voce le guide – un pezzo di ciascuna di noi è scritto su queste pietre”.
Al termine del corridoio, fissato a una torretta di guardia, un neon di Claire Fontaine rappresenta un grande occhio attraversato da una sbarra.
Chi guida spiega: “Simboleggia le cose che non si vogliono vedere. Le persone preferiscono chiudere gli occhi, o peggio guardano, ma hanno una cecità dentro.
Grosse chiavi di ottone aprono e chiudono pesanti porte blindate. Una piccola stanza ha una finestra che da’ sull’orto. “In questo luogo é la sola stanza senza sbarre. Qui possiamo sognare altre cose; possiamo quasi dimenticare di essere in prigione”.
Nel cortile dell’ora d’aria un secondo neon di Claire Fontaine riporta: “Siamo con voi nella notte”.
Messaggio ambivalente verso più destinatari: il carcere cessa di essere un mondo separato dal mondo.
“Di notte illumina tutto di blu, riempie le nostre celle”
In una piccola stanza bianca sono appesi ritratti realizzati da Claire Tabouret che rielabora pittoricamente le foto delle detenute da bambine: immagini serene, di vite che appaiono ancora tutte da scrivere.
Dal soffitto dell’antica cappella dedicata alla Maddalena pendono morbide e colorate sculture di Sonia Gomes fatte acconciando vecchi indumenti. Assomigliano alle lenzuola arrotolate per evadere.
Invitano invece le donne che abitano questi luoghi a guardare in alto, così che l’occhio cada sull’antica l’iscrizione incisa sull’architrave di un coretto:
“remittuntur ei peccata multa quoniam dilexit multum”
i suoi molti peccati le sono perdonati, perché ha molto amato.