
“Noi parliamo poco di resurrezione, ma soltanto per pudore; perché avvertiamo quanto rozza e imprecisa e falsa sarebbe ogni parola e ogni immagine nostra, per dire il mistero”.
Sono parole alle quali Giuseppe Angelini aggiunge un’altra diversa ipotesi circa questo silenzio: la resurrezione non ha posto, nemmeno nel cristianesimo “vissuto”, perché di esso si prendono le cose più accettabili (amore, uguaglianza, perdono) e si tralasciano quelle imbarazzanti, che sarebbero decisive ma sono immaneggiabili e, appunto, indicibili. Soprattutto appaiono impossibili da credere.
Davanti alla morte ogni parola è stonata, grossolana, inopportuna.
Quali immagini si possono cercare, del resto, per ciò che nessuno può vedere: Dio, la resurrezione, l’amore autentico?
Nel Vangelo di Giovanni il mistero di Gesù Risorto è suggerito in modo discreto e pudico, con segni semplicissimi: un sepolcro vuoto, un lenzuolo divenuto inutile.
Nella luce che attraversa la notte, tutta la liturgia della veglia di Pasqua raccoglie la storia dell’umanità che vive nelle tenebre e nell’ombra di morte, in attesa. È quella luce che troviamo all’origine del mondo e in ogni racconto di nascita, un bagliore che irrompe, illumina e dà la vita.
Già un’altra volta abbiamo guardato la grande Vetrata di Gerhard Richter nel Duomo di Colonia.
72 diversi colori per 11.500 tessere di vetro colorato: l’immagine impossibile dell’umanità e di Dio, della resurrezione e del paradiso.
Arriva dall’alto questa luce, accende e attraversa le infinite vite, che sono una accanto all’altra, una necessaria all’altra. Poi si riverbera e si rifrange, restituita da ognuno in modi sempre nuovi e sorprendenti, infiniti e mutevoli.
La nostra esistenza ci appare tante volte spenta, destinata a passare, inutile come uno scuro vetro opaco. Soltanto l’amore l’accende, le dà voce.
“Ci parlavamo l’uno dell’altra, l’uno all’altra
Senza che nessuno dei due parlasse – …”
(Emily Dickinson)
Come gli incontri più veri, anche quello con Dio, con la nostra vita e con la sua resurrezione, può essere un silenzioso, interiore dialogo amoroso. Luminoso e vivo.
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