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Pasqua. “L’onda leggera e travolgente della Risurrezione”

Piero della Francesca, La Resurrezione, pittura murale, 1450-1463, Sansepolcro (Arezzo), Museo civico.

Per vedere il mistero di morte e risurrezione – pasqua
a cura di Giuseppe Sala e Francesco Parimbelli

Nella storia dell’arte gli smarrimenti del Venerdì Santo hanno trovato anche espressioni terribili, quasi la parola “fine” pronunciata per ogni speranza. Basterebbero i nomi di Bosch, Grünewald, Holbein, Goya …

Per il mistero della Resurrezione è facile, per chi cerca immagini, pensare al Risorto di Piero della Francesca.

Il suo Cristo ha vinto la morte. Il suo gesto imperativo – il piede posto sul Sepolcro – indica la vittoria.

Ora, il corpo del Risorto si dispiega, eretto, nella luce. Nel colore. Per Piero è il colore a raccogliere e a custodire l’evento. Il colore accoglie il mondo e lo scopre. È il grembo di un tempo nuovo.

Il calcolo geometrico e la prospettiva completano quell’effetto di eternità che il pittore sa dare ad ogni sua scena in cui la lentezza stempera ogni concitazione e in cui ogni gesto è affidato a una geometria che li placa.

Questo avviene in tutte le opere di Piero della Francesca, anche nella Resurrezione.

Il Cristo della Resurrezione non esce solo dal sepolcro e dalla morte, esce dal tempo. E tuttavia c’è qualcosa che ancora lo trattiene, un segno intralcia la Sua immobilità, presa nella rete dell’Eterno: Lui porta ancora con sé i segni della Passione; la ferita non è rimarginata.

E non è dimenticato l’abbandono. Solca il volto del Cristo. È la sua ombra.

È vinta la morte nel mondo di Piero? In questa rappresentazione della Resurrezione è finalmente vinta?

Accade qualcosa in questa Resurrezione: la ferita aperta sul costato del Cristo risorto rimette in scena il tempo, il motivo del suo morire, la sua umanità, debolezza, follia. Custodisce la morte, il corpo del Risorto. La trattiene, nel suo rude ovale, il Suo volto.

Ma c’è, al fondo dell’angoscia, quando non è ultima resa, un dinamismo generativo. Da lì tutto deve germogliare come un ramo dalla radice dell’albero. Il nostro percorso per immagini è finito.

Possiamo farci prestare dalla poesia di Mario Luzi queste parole che troviamo ne il “Viaggio terrestre e celeste di Simone Martini”:

“Corre in quelle linee
L’onda
Leggera e travolgente
Della Resurrezione. Si propaga,
trabocca la sua vinta angoscia
e la riconsacrata sua potenza”.

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