Il san Giovanni Battista di Auguste Rodin è la seconda grande scultura a figura intera dell’artista francese. Rodin è considerato il padre della scultura moderna. Egli la ultimò nel 1878 utilizzando come modello un contadino ciociaro giunto a Parigi pochi giorni prima e presentatogli da un connazionale. Rodin rimase impressionato dalla posa che questi assunse spontaneamente nello studio. L’aveva trovata infatti “giusta, determinata e vera”, perfettamente rispondente a tradurre quella figura di profeta che voleva realizzare da tempo.
Ma quale idea poteva avere Rodin del Battista, e cosa voleva esprimere con questo suo lavoro?
Lo scultore, pure per un breve periodo giovanile di formazione si era unito ad un ordine religioso cattolico. Quindi conosceva, con tutta probabilità, quanto trasmesso dalla tradizione e dall’immaginario religioso del tempo. Il Battista è il santo precursore che battezza Gesù nel Giordano, una sorta di contestatore irrequieto e ruvido.
Tuttavia, dalla figura plasmata da Rodin traspare altro ancora. E’ ciò che riguarda proprio quell’ambito della profezia che attraversando la scrittura arriva e culmina in Giovanni, colui che Gesù definisce “il più grande tra i nati di donna”.
Il movimento e la tensione della figura definiscono un’urgenza dell’animo che non è semplicemente di tipo morale. Assume piuttosto un’impronta spirituale profonda e pervasiva:
E’ venuto Giovanni sulla via della giustizia e non gli avete creduto…”.
Il soggetto di S. Giovanni Battista, amato dagli scultori del Salon parigino perché offriva la possibilità di esibire un nudo giovanile classicamente atteggiato, è interpretato assai diversamente da Rodin, che utilizza un modello non più giovanissimo e una posa insolita, complessa, quasi sgraziata e incongrua: una sorta di antinaturalismo che risulta tuttavia di grande efficacia espressiva.
(Alcuni decenni dopo, allontanandosi definitivamente da ogni accademismo, l’artista utilizzerà questo stesso vigoroso modellato, senza più testa e arti superiori, per il suo uomo che cammina, che ispirerà a Giacometti l’homme qui marche, viaggiatore solitario e fantasmatica icona dell’inquietudine e dello smarrimento contemporanei).
La figura iniziale creata da Rodin, che si muove nello spazio con una torsione del busto e delle braccia, ha anch’essa i piedi ben piantati a terra. Un braccio è levato, il dito della mano indica verso l’alto. Pure l’altra mano sta indicando, ma piegandosi verso terra: chiaramente (ed enfaticamente) si indicano così i due ambiti nei quali la divinità (la vita) si riflette ed estrinseca. Solo rinascendo dall’alto è possibile cercare uno sguardo di giustizia.
Gli evangelisti illuminano sovente la direzione delle parole e gesti di Gesù richiamando le scritture profetiche: “perché si adempisse la scrittura…”, “secondo quanto detto dal profeta…”. A significare che nel Vangelo noi riconosciamo appieno ciò che i profeti hanno aperto al nostro cuore; solamente coloro che stanno aspettando il compimento della promessa possono cogliere Gesù come notizia buona e decisiva.
È forse questo difetto di attesa che offusca la speranza; non ci abita quella fame e sete di giustizia di cui parlano i profeti, quell’urgenza legata al desiderio di un mondo fraterno, amorevole, sollecito, di cura. Una giustizia che sia diversa da quella per cui si litiga nei dibattiti televisivi, ci si accusa e ci si difende, violata dagli altri e pretesa per noi, per la quale la religione è a volte strumentalmente chiamata in causa come appoggio e puntello per ragioni personali. La giustizia per cui freme l’annuncio del Battista è quella di cui parla il Vangelo, che misura la nostra libertà e soprattutto la conversione del cuore.
Avvento: viene Gesù a compiere l’annuncio dei profeti e del Battista. La conversione non è più legata a una minaccia (“la scure è posta alla radice degli alberi e ogni albero che non produce frutto sarà tagliato…”). E non è neppure legata a un cammino volontaristico, morale, ascetico. Al contrario, è la risposta all’iniziativa impensabile di Dio che abita la nostra vita.
Rodin raffigura un uomo ispirato, che percorre con tenacia e passione una strada che cerca la verità. Compito della Chiesa è innanzitutto quello di garantire la qualità di una testimonianza, senza l’ansia di riconoscimento, né tantomeno la pretesa di essere lei a salvare gli uomini. A quello pensa il Signore, che viaggia ovunque, sempre, a generare i suoi figli tra tutte le genti.
Lontani da preoccupazioni confessionali, dovremmo cercare semplicemente di tenere vivi, anzitutto in noi stessi, il desiderio e la presenza di Gesù, indicandolo poi, con la vita, ai nostri fratelli.
Come ha fatto il Battista:
E’ venuto a voi Giovanni, nella via della giustizia e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi al contrario, pur avendo visto queste cose, non vi siete nemmeno pentiti per credergli”.
Voce di uno che grida nel deserto.
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[…] Chi guarda faccia sintesi. L’arte ha realizzato il suo compito: disorientare per provocare nuovi orizzonti; qui nuovi percorsi verso il Natale. […]