
Se l’invito rivolto alle parrocchie della nostra diocesi a partecipare alla prima fase del Sinodo fosse stato un referendum popolare, il raggiungimento del quorum sarebbe stato clamorosamente mancato. Se si fosse trattato del voto per una qualche elezione politica, staremmo gridando alla fine definitiva della democrazia a causa dell’affluenza esigua. Infatti solo 102 parrocchie sulle 389 presenti nella diocesi di Bergamo ha partecipato ai previsti incontri sinodali. Una percentuale del 26%. In pratica nel momento di avviarci lungo il cammino sinodale 3 parrocchie su 4 non si sono nemmeno infilate le scarpe.
Durante l’incontro di presentazione da parte del gruppo di coordinamento della nostra diocesi degli esiti della prima fase del percorso, non sono state fatte analisi in tal senso e dunque rimane apertissima la domanda: perché una assenza di queste proporzioni?
Va da sé che c’è stato tutto il tempo affinché le parrocchie si facessero trovare pronte al via, dato che il loro coinvolgimento è stata posticipato di un anno rispetto all’inaugurazione del sinodo avvenuta ad Ottobre 2021.
Eppure il sinodo dovrebbe essere “l’avvenimento ecclesiale più importante dopo il Concilio Vaticano II”
E dunque di cosa si tratta? Pigrizia, sostanziale disinteresse, avversione alla proposta sinodale, sovrapposizione con troppi altri impegni pastorali, mancanza di coinvolgimento e di informazione dei fedeli o altro ancora? Tutte domande che necessitano di una risposta perché l’iniziativa del sinodo sulla sinodalità non si può certo paragonare ad un referendum o ad una elezione bensì a molto di più.
Monsignor Coda, membro della Commissione teologica del Sinodo, l’aveva definito come “l’avvenimento ecclesiale più importante dopo il Concilio Vaticano II” e per Papa Francesco “la sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio”. Il fatto che durerà per un altro anno e mezzo, fino al 2025 e che la sinodalità diventerà o meglio dovrebbe diventare lo stile della chiesa a venire non giustifica a mio avviso minimamente questa falsa partenza.
Sicuramente coloro che hanno intrapreso il percorso sinodale hanno prodotto frutti significativi e preziosi su cui si potrà proseguire per la successiva fase sapienziale e a loro si deve esprimere molta gratitudine. Sono 3000 persone che, in base ai resoconti arrivati si sono incontrate 320 volte. Non è superfluo chiedersi: chi sono stati questi fedeli? Purtroppo, non ci sono dati sulla composizione di chi ha partecipato in termini di età, sesso, professione, appartenenza a gruppi specifici e soprattutto legame con la propria comunità parrocchiale.
Età media sopra i 60 anni. Persone con incarichi specific dentro le parrocchie
Riporto l’esperienza che mi deriva dall’aver preso parte a 12 incontri sinodali come animatore o semplice partecipante. Non ha valenza statistica ma può essere presa come una prima indicazione eventualmente passibile di ampia revisione. L’età media, ad esclusione di un incontro espressamente dedicato ai giovani, è stata superiore ai 60 anni, con una presenza superiore di donne ma non preponderante.
Da sottolineare comunque che la maggioranza era costituita da persone direttamente impegnate o con specifici incarichi all’interno della parrocchia o delle associazione di appartenenza. Ricordo che il “Documento preparatorio” redatto dai vescovi raccomandava che:
E’ necessario adoperarci al massimo per coinvolgere in modo significativo il maggior numero di persone possibile. Un’attenzione particolare deve essere dedicata a coinvolgere le persone che corrono il rischio di essere escluse: donne, giovani, portatori di handicap, rifugiati, migranti, anziani, persone che vivono in povertà, cattolici che praticano raramente o non praticano mai la loro fede, ecc. per coinvolgere altri che hanno opinioni diverse dalle nostre. Dio spesso parla attraverso le voci di coloro che possiamo facilmente escludere, emarginare o sminuire. Dobbiamo sforzarci in modo speciale per ascoltare coloro che possiamo essere tentati di vedere come non importanti e coloro che ci costringono a considerare nuovi punti di vista che possono cambiare il nostro modo di pensare.
In sostanza rimangono da individuare i tanti motivi per cui lo sforzo di coinvolgere “in modo significativo il maggior numero di persone possibile” coloro che “hanno opinioni diverse dalle nostre” e che “ci costringono a considerare nuovi punti di vista” non è stato fatto o è risultato sostanzialmente inadeguato rispetto alle attese. Un vero peccato. Prima di proseguire riflettiamoci.
1 Comment
Con la Gerarchia tutta, alta o bassa, ferma ancora al pre-Concilio e che magari non ha approfondito i testi conciliari cosa possiamo pretendere. I preti giovani conoscono almeno i titoli dei documenti conciliari? Sarò di previsioni negative ma con quel che co0nosco in giro c’è poco da sperare. Grazie.