Le nuove circoscrizioni della diocesi ci sono. Ma non si vedono

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Le nuove circoscrizioni della diocesi ci sono. Ma non si vedono

A proposito di Comunità Ecclesiali Territoriali (CET). A cura di NATALE CARRA

La diocesi di Bergamo è suddivisa in 13 Comunità Ecclesiali Territoriali (CET).
Il testo di riferimento è lo statuto. L’art. 3 dello statuto precisa persone e organismi della CET.
Da ricordare, tra queste, in particolare e in rapporto alle interviste che verranno pubblicate, il Vicario, il consiglio pastorale territoriale (CPT), le “Terre esistenziali” (relazioni affettive, lavoro e festa, fragilità, tradizione e cittadinanza)
.

Dopo alcuni anni, abbiamo pensato di tentare un provvisorio bilancio.
Abbiamo posto cinque domande ad alcune persone impegnate nelle CET.
Risponde in questa intervista
don ANGELO DOMENGHINI, attuale parroco di sant’Anna, in città
e già vicario territoriale della CET 5 (Sebino-Valle Calepio
)

Cosa pensi della frase ricorrente: “ma c’era proprio bisogno delle CET”?

Nella grande borsa dei bisogni e delle cose necessarie per la Chiesa di oggi e di domani, questa proprio non c’era! Quante priorità rispetto alle quali si attende un movimento, una decisione… L’iniziazione cristiana dei ragazzi, l’età dei sacramenti, l’opportunità o meno di mantenere le scuole dell’Infanzia, la gestione del patrimonio delle parrocchie, i problemi economici, la pastorale dei giovani… L’idea ha perciò spiazzato tutti, suscitando la domanda contenuta nella domanda. Nonostante potesse apparire interessante, il commento più benevolo poteva essere: “Non è certo di questo che abbiamo urgentemente bisogno!”.

Ok, ma una volta spiazzato che fai? O lasci montare il solito cinismo distruttivo e anche un po’ sarcastico. Oppure ci pensi e ti domandi: E se fosse che proprio questo…? L’idea del resto mostrava subito una certa plausibilità a fronte di una realtà per certi versi ormai esangue come quella dei Vicariati.

Chi ti ha coinvolto quattro anni fa? E come hai risposto all’invito?

Non ricordo se è stato il Vescovo in persona o il Vicario generale… Non ha importanza. 
Ero già vicario locale di lunga data, per cui la “chiamata” non mi ha sorpreso e nemmeno impressionato. Mi sono sentito subito coinvolto, perché mi sembrava di capire la novità della proposta, benché non fosse di immediata chiarezza. Il progetto si è chiarito, anche al momento del “lancio”, strada facendo. Ricordo un esempio utilizzato in uno dei primi incontri che faceva pensare alla nuova entità, più grande dei vicariati locali, quasi speculare agli ambiti territoriali, come a una possibilità di aver maggior peso politico (magari per ottenere finanziamenti o contributi) nei vari settori/terre esistenziali. Non mi piacque la prospettiva, che comunque non è più apparsa sulla scena.

Mi ha convinto ad accettare l’incarico e a sposare con passione la “riforma” soprattutto la scommessa sul protagonismo dei laici. Mi era abbastanza chiaro che praticamente tutto il peso del cammino che si voleva intraprendere gravava su di loro. Sì, un peso grave, perché si trattava e si tratta di un compito inedito, non solo per i laici, ma per la Chiesa stessa. Si trattava di dare spessore ad una chiesa rivolta “ad extra”: espressione presto abbandonata o quantomeno corretta, ma che all’inizio è servita molto per chiarirci di che stavamo parlando.

Ho percepito che il ruolo dei preti sarebbe stato un ruolo-ombra. Sono passato per quello della “consegna ai laici ‘chiavi in mano’”, per una espressione usata da me un paio di volte. Rimango convinto di questa cosa: il compito dei 13 vicari è e deve essere minimo a fronte dell’impegno del piccolo esercito dei 65 coordinatori delle T.E., accompagnati dagli altri 350-400 laici dei CPT (Consiglio Pastorale Territoriale). Non potranno essere che loro a dare un volto nuovo alla Chiesa. Il volto sinodale e dialogante col mondo che ora papa Francesco quattro anni dopo, propone come via maestra alla Chiesa universale. La strada è quella!

Ma accidenti, quanto difficile! Il tempo e la formazione necessaria non sono merci così disponibili a buon mercato per i nostri laici! Ci pensavamo quando noi vicari ci potevamo permettere il lusso di incontrarci anche per un’intera mattinata, non vincolati da famiglia e da cartellini da timbrare… Chissà se potremo mai sistemare questa disparità…

Ritieni positiva la scelta di distribuire il lavoro fondativo attraverso le cinque Terre?

Sì. Non credo sia stata una fissa del solo nostro Vescovo quella di recuperare, a una dozzina di anni di distanza i cinque ambiti, Del Convegno ecclesiale di Verona. Se no che li facciamo a fare i Convegni. Sarà impossibile che ci togliamo dalla testa i tria munera (si dice così??): la Parola, la Liturgia, la Vita/Carità. Ma le cinque Terre sono, a mio parere, un buon viatico, una buona pista per il cammino della Chiesa di oggi e di domani.

La tua CET, a distanza di quattro anni, cosa ha “messo in campo” di significativo/positivo?

Parlo della mia “ex CET”: della nuova, dal di fuori – ma credo che sia così per tutte – occorre proprio ammettere che è invisibile. Non hai nessun sentore di ciò che magari con alacrità il CPT sta elaborando. Zero! Mi fa impressione ammetterlo e dirlo. Forse in Fraternità (capitolo anche questo non facile) se ne dovrebbe parlare di più, perché almeno un paio di preti fanno parte del CPT.

Nell’amata CET 5 si è fatto il possibile. Mi pare si sia fatto qualcosa di significativo e positivo per la CET stessa, o meglio, per il CPT, per chiarire il suo ruolo, per mutuare linguaggi comuni, per “sposare la causa”, per esercitarsi nel confronto e nel dialogo all’interno del CPT e all’esterno, con le realtà con le quali si è cominciato ad interfacciarsi. Un momento formativo, on line perché ai tempi del lockdown, è stato molto significativo anche per tutta la CET.

Cosa riserva secondo te il prossimo quinquennio delle CET?

Dipenderà molto dal fatto se cambieranno o no in massa i protagonisti, preti e laici. Il grosso dovrebbe avere il coraggio e la carità di continuare un cammino del quale si sono finalmente capiti i primi passi. Ripartire da zero, con volti nuovi, e con interrogativi che si ripresentano come quattro anni fa, temo possa significare il fallimento…

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