Il Natale raccontato diversamente

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Giuseppe e Maria fanno il giro degli alberghi e non trovano ospitalità.
Ma il Vangelo parla di “alloggio” e non di “albergo”.
E questo permette di raccontare il Natale diversamente

Provo a raccontare, un’altra volta, il Natale. D’altronde, tutti i presepi, nelle case, nelle chiese, dappertutto, lo fanno. Quasi sempre, però, i presepi non sono la ricostruzione di cosa è avvenuto allora, a Betlemme, ma di come pensiamo noi che sia avvenuto. Nei presepi non siamo noi che andiamo a Betlemme, ma è Betlemme che viene da noi. Inevitabile, d’altronde e, a modo suo, significativo. Infatti: è inevitabile che ci mettiamo “qualcosa di nostro” nel raccontare l’evento del Natale. Ed è significativo: si dice, con quella trasposizione, che Lui nasce, in qualche modo, a casa nostra: il Natale “ci tocca”. 

Una celebre poesia di Guido Gozzano

Ma quei due movimenti di base riguardano tutti i racconti natalizi. Alcuni sono più di casa che di Betlemme. Altri si sforzano di essere più di Betlemme che di casa. Del primo mi viene in mente, tra le tante, la poesia notissima di Guido Gozzano, che, in altri tempi, abbiamo imparato a memoria.

Consolati, Maria, del tuo pellegrinare!
Siam giunti. Ecco Betlemme ornata di trofei. 
Presso quell’osteria potremo riposare,
ché troppo stanco sono e troppo stanca sei.

Maria e Giuseppe fanno il giro degli alberghi – il Caval Grigio, il Moro, il Cervo Bianco, i Tre Merli, l’Oste di Cesarea – e tutti, per vari motivi, rifiutano l’ospitalità. Alla fine, Giuseppe e Maria devono rifugiarsi in una stalla. E mentre il campanile scotta la mezzanotte santa, nasce Gesù. 

È il racconto che traduce, in una struggente immagine poetica, la frase del Vangelo di Luca: “Non c’era posto per loro nell’albergo” (Lc 2, 7). Le traduzioni più recenti hanno sostituito la parola “albergo” con “alloggio”. Il motivo è che quel termine viene usato in altri passaggi del Vangelo per indicare non un albergo, ma una stanza. 

Una casa di Betlemme, 2000 anni fa

E allora esperti di Bibbia hanno ipotizzato che l’evento del Natale potrebbe essere raccontato in maniera diversa. 

Giuseppe è originario di Betlemme. Sicuramente a Betlemme aveva dei parenti. I mediorientali “ricordano” con molta più tenacia di noi le parentele che li legano. Soprattutto, questo, ai tempi di Gesù, con villaggi piccoli e dai molti legami. È difficile pensare che Giuseppe, e Maria che sta per partorire, non abbiano potuto trovare ospitalità presso uno di questi parenti. “Le case dell’epoca erano costituite da una stanza centrale dove praticamente si svolgeva tutta la vita della famiglia: qui si mangiava e si dormiva sopra delle stuoie, vi erano armadi, sedie, giare per l’acqua… Le case di Betlemme erano certamente formate da quest’unica stanza, un unico ambiente anche perché si trattava di case di semplici pastori e contadini. Oltre a questo ambiente principale, però, vi era accanto un’altra stanzapiù piccola che poteva essere usata come deposito o, per l’occasione, come camera per gli ospiti” (https://www.gesustorico.it/htm/archeologia/katalyma.asp).

La stanza più importante dove si vive. Una stanza secondaria, dove Maria partorisce

Qualcuno aggiunge che, in questa stanza secondaria potevano trovarsi occasionalmente anche degli animali. Maria non poteva partorire davanti alla famiglia ospitante. E allora si rifugia, molto probabilmente con qualche donna che la assiste, nella stanza – l’”alloggio” – secondaria. E lì nasce Gesù. Lì si trova anche una mangiatoia che diventa, per l’occasione, una comoda culla in cui deporre il neonato. “Lo depose in una mangiatoia”, racconta ancora Luca (Lc 2, 7). E non è fuori luogo immaginare che, in quella stanza secondaria, ci fossero anche degli animali. Poi san Francesco immaginò gli animali che non solo fossero presenti ma che fossero il bue e l’asino.

Gesù nasce a casa nostra

Così può essere ripensato il Natale. Ma è proprio necessario ripensarlo? Per il Natale e i suoi protagonisti no: l’importante è che quella nascita abbia avuto luogo. Il dove e il come non è essenziale. Ma diventa essenziale per noi. Ci sta troppo a cuore quell’evento per accontentarci di dire che è avvenuto senza sapere, appunto, e il come e il dove. 

Non ci accontentiamo di Luca e della sua sobrietà. E completiamo, con il nostro racconto, il racconto spoglio del Vangelo. Perché, bisogna che ce lo ripetiamo: Gesù nasce a Betlemme, ma, in qualche modo, nasce anche a casa nostra.  

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