Festa della Trasfigurazione

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Festa della Trasfigurazione

Monte Tabor. Basilica della Trasfigurazione

 

Al cuore dell’estate, ecco la festa della trasfigurazione.

Un mistero che ci afferra

Una festa che indica pienezza, perché, svelando l’identità di Cristo, dice ciò che è eccedente e che supera la mente e che il cuore fatica  a comprendere.

La razionalità qui è impotente ad afferrare quel mistero da cui invece dobbiamo solo lasciarci afferrare.

Gesù appare radioso, “trasfigurato”, (il suo viso risplende come il sole, le sue vesti bianche come la luce), su un alto monte, in mezzo a Mosè e a Elia: la Legge e i Profeti.

La Legge, innanzitutto, non una lettera morta imprigionata nella carta. Poi la parola dei profeti, non uno studio di archeologia, ma qualcosa di vivo, che ora nel rabbi di Nazaret, si attualizza in questa cristofonia, anticipazione della rivelazione pasquale.

Svelamento

Cristo, punto nodale in cui converge tutta la fede biblica.

Cristo, sintesi del divino, dell’umano, del cosmico.

Cristo, a cui tutto tende e in cui tutto si compie.

“In Lui ogni pienezza” (Col 1,19).

Nella trasfigurazione Gesù squarcia il velo della sua umanità e svela il mistero celato nella sua carne, il mistero della gloria di Dio.

l’approdo del nostro migrare, la comunione con Dio che già ora si costruisce con la comunione con gli uomini

E nello svelamento del corpo di Cristo, c’è anche lo svelamento del destino dell’uomo, “quando saremo simili a lui” (1Gv 3,2). Questo è l’approdo del nostro migrare, la comunione con Dio che già ora si costruisce con la comunione con gli uomini.

Bisogna imparare a desiderare, attendere e accogliere la luminosità e il candore della trasfigurazione: “il suo volto cambiò d’aspetto e la veste divenne candida e sfolgorante” (Lc9,29).

È il volto glorioso dell’Uomo Dio, che una voce attesta “Questi è il Figlio mio; ascoltatelo” (Lc9,35).

Ascoltatelo! Non  una rievocazione storica fissata in una lapide, ma una realtà per ogni “oggi”.

Il discepolo contagiato dalla luce del Risorto

“Oggi” risuona il comando dell’ascolto, che è l’invito alla sequela. La trasfigurazione del Cristo diventa allora la trasfigurazione del discepolo contagiato dalla luce del Risorto, perché, come dice Paolo “riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine” (2 Cor 3,18).

Il nostro frammento di luce

Così, nelle nostre oscurità, che si chiamano guerre, crudeltà, corruzioni, volgarità, egoismi, sfruttamento degli ultimi, l’impotenza del Getsemani, l’abisso delle tentazioni in cui cadiamo e il baratro del nonsenso… il cristiano, in qualche modo “trasfigurato”, è colui che porta in sé un frammento di luce, riflesso dello splendore divino, per rischiarare quel mondo dimentico di Dio.

Il cristiano: il lumicino di Dio dentro le trame della storia personale e della storia del mondo.

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