
Non c’è nulla di peggio, per la Costituzione, del suo uso strumentale. Immancabilmente, della tenuta della Costituzione alcune forze partitiche sembrano preoccuparsi solo quando prevedono di perdere le elezioni e cercano allora, attorno alla loro causa, di arruolare – a mezzo della radicalizzazione drammatizzante della contesa – i cittadini intorpiditi… Non che non ci si debba preoccupare o che manchino elementi di preoccupazione, ma il punto è la credibilità e dunque l’efficacia di chi li solleva.
Come giustamente ha scritto Rocco Artifoni, non può essere credibile chi lamenta l’effetto di una legge elettorale che ha contribuito ad approvare e che, da questo punto di vista, non è certo la peggiore. Almeno questa legge non contiene quei premi di maggioranza che, prima dell’intervento censorio della Corte costituzionale, letteralmente “regalavano” seggi a maggioranze quanto mai precarie. L’attuale legge elettorale – il Rosatellum – è brutta e senz’anima, non esprimendo né un senso di fedele rispecchiamento del pluralismo né un franco criterio di selezione delle “élite governanti”. Ma non è certo la più pericolosa per i suoi riflessi sulla Costituzione. E assai difficilmente una coalizione otterrà i due terzi dei seggi per modificare unilateralmente la Costituzione.
I problemi di tenuta della Costituzione sono ben altri, gravi e risalenti, ma nessuna forza politica sembra davvero interessata a farsene carico con coerenza:
Per non parlare delle questioni della pace, dello svuotamento democratico dell’indirizzo politico, eccetera eccetera…
Possiamo dirlo con franchezza: il patto costituzionale non vive più tra i partiti. Questi lo agitano solo strumentalmente. I loro appelli non suonano credibili. Tocca ai cittadini e alle formazioni sociali (e toccherebbe anche alle istituzioni di garanzia costituzionale) farlo vivere e, se ci riescono, pretendere serietà da una classe politica indecorosa.