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Dio parla. Umanamente

Copertina del libro di Beauchamp - particolare

Si dice spesso – ed è vero – che con la costituzione Dei Verbum il Concilio Vaticano II ha incoraggiato i cattolici a levare dal ripiano della libreria la Bibbia, a soffiarne via la polvere e a leggerla. È altrettanto vero, però, che questa opportunità oggi viene colta da pochi.

La Bibbia è poco conosciuta

Per averne la conferma, basta porre qualche domanda in materia di Antico e Nuovo Testamento a degli studenti di scuola superiore: in larga maggioranza – senza significative differenze tra chi di loro frequenta l’oratorio e chi no, tra chi si avvale dell’ora di religione e chi no – tenderanno a confondere Noè con Mosè, il patriarca Giuseppe con il carpentiere di Nazareth padre putativo di Gesù, e osservando una delle tante raffigurazioni pittoriche del Sacrificio di Isacco o della Visitazione della Vergine faticheranno a capire quali episodi vi sono rappresentati.

Paul Beauchamp e il “Dio inatteso”

Se qualcuno non volesse rassegnarsi alla cancellazione dall’immaginario e dal linguaggio comune di qualsiasi rimando alla Bibbia – e magari, nel suo piccolo, volesse tentare di contrastare questa tendenza – potrebbe trovare ispirazione e aiuto nelle pagine di un grandissimo esegeta, padre Paul Beauchamp (1924-2001), per molti anni docente del Centre Sèvres, l’università dei gesuiti francesi.

Di lui, Vita e Pensiero ha recentemente pubblicato in una nuova edizione in lingua italiana, con il titolo Parlare delle Scritture sacre (prefazione di Roberto Vignolo, pp. XVI-124, 14 euro, ebook a 9,99 euro), una serie di conferenze tenute nel 1978 nella chiesa parigina di Saint-Ignace.

Smentendo il pregiudizio per cui la Bibbia costituirebbe una sorta di manuale di bon ton, un prontuario di norme comportamentali per le persone dabbene, Beauchamp afferma che «la Scrittura è il Dio inatteso»: accostandosi ad essa il lettore è messo alla prova, è chiamato a decidere se diventare partecipe di un’«avventura divina», quella di una rivelazione che ha scelto di realizzarsi non al di fuori del tempo e dello spazio, ma tramite il nostro pensiero e linguaggio.

La bibbia racconta tutte le brutture umane

Rivelazione «efficace», quella biblica, che mira non semplicemente a impartire delle nozioni, ma a operare un cambiamento in colui che legge, attraverso una conversione del desiderio. Si spiega, così, perché i racconti biblici non omettano nulla del campionario di brutture – dal fratricidio all’incesto, dalle menzogne alla violenza esercitata sui più deboli – di cui l’essere umano è capace. Noi saremmo autorizzati a diffidare – commenta Paul Beauchamp –

di una Storia in cui non trovassimo che esortazioni alla dolcezza o racconti improntati a dolcezza: costringerebbero a chiedersi com’era davvero la realtà. Sul cammino della storia biblica apprendiamo che ogni conversione viene da Dio, e non da noi. Noi non sapevamo che cosa significassero i nostri appetiti, e Dio ce lo fa sapere. Ma occorre, su questa strada, che l’appetito mostri il suo colore. E nella Bibbia lo mostra.

È questo forse – prosegue Beauchamp – il più potente segno di verità offertoci dal Libro. L’intento della Bibbia non è quello di farci ammirare l’uomo, bensì di farci ammirare l’azione che Dio esercita trasformando l’uomo»

Ma perché Dio ha scelto di parlare agli uomini attraverso una congerie di testi assai differenti tra loro per contenuto, registro, stile? Non sarebbe stato più pratico, meno esposto al rischio di incomprensioni e fraintendimenti, se la rivelazione si fosse attuata mediante una comunicazione dall’alto, imperiosa, prescindendo da qualunque interpretazione o rielaborazione sul versante umano?

L’assoluto – risponde Beauchamp – è nelle parole della Scrittura, ma a condizione che esse restino veramente delle parole, a condizione che si trovi il punto in cui possano entrare fin dentro il cuore della nostra propria parola. […] Come il Verbo è veramente uomo e veramente Dio in Gesù Cristo, così la parola della Scrittura è veramente umana e veramente divina. Questa dottrina ha la sua fonte nel dogma dell’Incarnazione. Il Cristo-Parola è veramente uomo e veramente Dio, e non un miscuglio ben dosato dell’uno e dell’altro».

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