Una chiesa nuova sta nascendo. Bisogna però precisare bene di che Chiesa si tratta. Intanto, le indicazioni che ci vengono dalla Francia confermano una convinzione già ampiamente risaputa. Lo dicevamo già nell’articolo di ieri: la Chiesa nuova che i nuovi cristiani cercano è una Chiesa non istituzionale. Quindi chi si fa battezzare non si interessa dell’oratorio, della casa parrocchiale, della casa di riposo, della clinica cattolica, della scuola cattolica. Si interessa della Chiesa che gli dà il battesimo. Vantaggio per la Chiesa che c’è: le sue magagne – ce ne sono sempre di magagne – non sono in primo piano. Ci sono, ma non sono in primo piano e il nuovo cristiano non le conosce o non gli interessano più di tanto. Ma il nuovo cristiano un po’ di Chiesa l’ha incontrata: quasi sempre un cristiano che gli ha indicato la strada: un collega, un amico, una vecchia nonna che non ha mai smesso di volergli bene. Poi, a poco a poco, ha incontrato un gruppo di amici più largo, una comunità che si trova per la messa, che l’ha conosciuto, che si è fatta conoscere, che l’ha progressivamente acclimatato a una qualche vita di comunità. Poi, certo, un prete che gli ha dato il battesimo.
Ma, come noto, i preti stanno sempre più diminuendo e la Chiesa che i nuovi cristiani del futuro incontreranno sarà sempre meno clericale. Certo, qualcuno che battezzerà ci sarà sempre. Va ricordato che il battesimo, in caso di necessità, può essere amministrato da chiunque, anche da un laico. In molti paesi di missione è prassi consolidata. Diventerà prassi sempre più consolidata anche da noi.
La messa, invece, può essere celebrata solo da un prete. Ma ormai, proprio perché i preti stanno diminuendo, sta tramontando anche il concetto di “messa della domenica”. Dalla Francia, dalla quale provengono i dati sorprendenti dei “nuovi cristiani”, un prete è spesso parroco di molte parrocchie e le singole parrocchie hanno una messa “ogni tanto”. I fedeli interessati si muovono in macchina verso la parrocchia più o meno vicina dove sanno che avrà luogo la messa. Altrimenti aspettano senza drammi il loro turno e, nel frattempo, si trovano, la domenica, nella loro chiesa, per una “liturgia della Parola”: annuncio delle letture bibliche, commento da parte di un diacono o di un/a catechiesta e comunione distribuita da un/a laico/a con ostie consacrate in precedenza.
Sempre in Francia sono note le schede preparate per queste assemblee dominicali. Si chiamano ADAP: Assemblée du Dimanche en l’Absence de Prêtre: assemblea della domenica in assenza di prete (per la verità i parroci di molte parrocchie è cosa ampiamente diffusa anche nella diocesi di Bergamo. A Bergamo, però, i singoli preti dicono molte messe ogni domenica per assicurare ad ogni parrocchia la “sua messa” domenicale. Resta da vedere quanto potrà durare questo sfiancamento, con la continua diminuzione in atto. Si sente dire di qualche prete che è arrivato a dire anche quattro messe in una sola domenica. Non si potrebbe, ma si fa).
Insomma. Il “nuovo cristiano” trova una Chiesa povera, o ricca che sta diventando povera, piccola, soprattutto piccola, di minoranza, alla quale, però, chiede quello che solo la Chiesa può dare “in pienezza”: diventare cristiani. Poi la Chiesa può offrire anche altro, soprattutto una comunità capace di accogliere, di far maturare la fede anche al di fuori della liturgia: gruppi di preghiera, di lettura della bibbia, di carità, di riflessione varia… dove ci sono e se ci sono. Non una Chiesa che fa, ma una Chiesa che fa Chiesa.
Senza accorgercene molto, abbiamo già iniziato il viaggio verso quella Chiesa. Anche in Italia, da alcune parti è già Francia (alcune regioni, come Liguria, Piemonte, diverse zone dell’Emilia Romagna e della Toscana…).
Ma, per noi, è un viaggio difficile. E qualcuno tra noi continua a pensare che la Chiesa si salva solo se decide di non iniziarlo neppure, quel viaggio.