Carità e amore non basta predicarli

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Carità e amore non basta predicarli

“Qual è, secondo te, il problema della Chiesa di oggi?”.
Appoggio la tazza di the al limone e fisso il giovane che, quasi a bruciapelo,
mi spara una domanda così. “Ah, perché è uno solo? Wow, allora stiamo bene!”, rispondo.

Ridiamo, ma capisco che la domanda che mi è stata posta è seria e il giovane che me la pone vuole una risposta altrettanto seria.

“Non ci vogliamo abbastanza bene”

– Credo che i problemi siano molti e la questione sia complessa.. mi è impossibile risponderti senza rischiare di essere banale. Forse non sono nemmeno la persona più competente per farlo…Però mi sento di dirti che c’è un problema più grande degli altri, che se venisse risolto la sua soluzione porterebbe alla scomparsa di molti dei problemi della Chiesa. Non di tutti, ma di molti sì!
– Cioè don??
– San Paolo scrive che dovremmo gareggiare nello stimarci a vicenda… Ecco, io lo traduco così, oggi: cercate di volervi un po’ di bene! Il maggior problema che vedo nella Chiesa, dal mio minuscolo osservatorio di prete di Oratorio, è questo: non ci vogliamo abbastanza bene tra noi!”.

“Salta sempre fuori questa storia dell’amore, della carità…”

Il discorso con quel giovane è stato lungo e interessante, con la promessa di altri the o camomille per continuare a parlarne. La questione è davvero decisiva. Tempo fa, un adolescente un po’ in fatica, era venuto a fare una chiacchierata, un po’ spinto dalla mamma in realtà. Si era comunque messo in gioco nel dialogo con sincerità. Mi aveva detto: “Don… io non ho più voglia di venire a Messa. E nemmeno di fare tanti incontri. Insomma… Salta sempre fuori questa storia della carità, dell’amare gli altri, del rispetto reciproco… Ma poi? Dai don, lo sai anche tu cosa succede… Quelli di chiesa per primi non credono in queste cose.

Ci sono quelli che fanno tante cose in Chiesa e in Oratorio ma non si sopportano, i volontari che sparlano l’uno dell’altro, quelli che non fanno nulla se c’è chi non gli piace… E quelli che facevano catechismo qualche anno fa e hanno detto che riprenderanno a farlo solo quando andrete via tu e il parroco. Ehm… Boh, don, forse questa non dovevo dirtela… Però me l’ha detto… Vedi don? Non si salva nessuno… Poi la domenica tutti in Chiesa a mani giunte, in ginocchio e a fare la comunione. Non mi vanno queste cose don, non le sopporto più!”.

Non ci sono prediche che tengano

Non ho potuto dire altro a quel ragazzino se non: “Hai ragione, hai pienamente ragione. Però questo, che certamente è un deterrente per l’entusiasmo nel far parte della comunità cristiana, se ci pensi bene ha anche un lato positivo: c’è da lavorare! C’è da passare da quella carità soltanto annunciata, come dici giustamente tu, alla carità vissuta. E su questo voi ragazzi, con il vostro sacrosanto bisogno di coerenza, potete insegnare agli adulti!

Il Vangelo e la carità che esso richiede non smette di essere vero per le nostre fatiche nel viverlo, ma, al contrario, ci interpella e ci chiede di impegnarci di più!”.

Questa, dal mio punto di vista, è l’urgenza maggiore. Ha ragione quel ragazzo: finchè non impareremo a volerci più bene tra noi, non esisteranno documenti, omelie, ritiri, catechesi e sinodi che tengano… Dentro una comunità dove l’amore è proclamato ma non vissuto, facciamocene una ragione, non entra volentieri nessuno. Non servono operazioni di ingegneria pastorale, occorre ritrovare lo spirito di condivisione e fraternità della Chiesa delle origini. Per parlare in modo autorevole, serve una vita che testimonia la coerenza tra il detto e l’agito. Senza questo passaggio decisivo, ogni altro sforzo non avrà altro esito possibile che il fallimento.

1 Comment

  1. […] Il fuoco dell’amore presuppone la giustizia, certo, ma non si appaga di essa perché la giustizia stabilisce i rapporti tra uomo e uomo nella loro esteriorità. Ciò a cui, invece, ci conduce l’amore – e quella fiamma vitale in cui la vicenda di Gesù ci immerge – è il superamento della nostra estraneità. Solo allora arrivo a sentire me nell’altro e l’altro in me, in una relazione di appartenenza dove i criteri della giustizia, anche se importanti, sono ormai alle nostre spalle. Ancora: il vaglio della giustizia e il fuoco dell’amore. […]

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