Un Dio troppo vicino

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Un Dio troppo vicino

Spunti di riflessione sul vangelo di domenica 7 luglio,  quattordicesima del Tempo Ordinario “B”. 
Il Vangelo è Marco 6, 1-6.
Per leggere i testi liturgici clicca qui

Gesù torna “a casa”, nel suo paese di Nazaret. I suoi compaesani si chiedono da dove gli vengano la sapienza delle cose che dice e la forza delle cose che fa. “E si scandalizzavano di lui”.

Difficile credere in un Dio che parla umanamente

Lo scandalo di quelli di Nazaret è esemplare. Non riguarda solo loro e non riguarda solo quel luogo e quel giorno. È uno scandalo che ritorna sempre, tutte le volte che si dice: Dio è qui, Dio parla, Dio agisce. Ora se Dio parla, deve usare una parola umana, se agisce deve porre un’azione che si può vedere e verificare. È allora che nasce lo scandalo. Come è possibile che Dio usi questa parola, che faccia questo gesto? 

Si parla spesso degli scandali nella Chiesa. Ma, prima di tutti gli scandali della Chiesa, i suoi peccati, le sue debolezze, esiste questo scandalo radice di tutti gli altri. È lo scandalo che viviamo anche noi tutte le volte che partecipiamo all’Eucarestia. Ci troviamo e ci diciamo reciprocamente che il Signore è in mezzo a noi. Per arrivare a lui, dunque, passo attraverso gli altri. Ma gli altri sono come me poveri e fragili. Non solo, ma l’insieme di noi cristiani siamo sempre più deboli, fragili, pochi, spesso insignificanti. È la nostra “carne”. Affermiamo la presenza del Signore, là dove sembra esserci solo la sua assenza. Siamo come quelli di Nazaret: come è possibile che il carpentiere sia figlio di Dio? Se attualizziamo lo scandalo di Nazaret dobbiamo chiederci: come è possibile che il Signore sia in mezzo a noi? 

Attraverso la “carne”

Questo è il grande scandalo e la grande sfida: o io riesco ad assumere questa “carne” o sono fuori della logica del Vangelo. O io vivo la mia fede passando attraverso gli altri o non ho fede. 

E’ una provocazione che ci interessa particolarmente nel mondo culturale nel quale siamo chiamati a vivere, il mondo dominato dei rapporti virtuali. Sono rapporti, in effetti, quelli che intrecciamo attraverso gli schemi dei nostri computer. Ma mancano di quello che pesa: la “carne”. Possono servire per preparare i rapporti vivi della carne, prima, o per prolungarli, dopo. Ma non dovrebbero mai sostituirli. 

Si può capire tutto questo anche ripensando allo stile dei rapporti ecclesiali. Pensiamo ai sacramenti, soprattutto. Non si danno sacramenti se non attraverso la carne di chi li amministra e di chi li accoglie, senza le cose – acqua, olio, pane, gesti delle mani… – che li rendono operativi.

Rileggendo il vangelo di oggi, si potrebbe dire che se voglio essere discepolo del Regno, devo andare a Nazaret, incontrare il carpentiere. Dio mi incontra in questo “povero uomo” che è Gesù, attraverso questi “poveri uomini” che siamo noi. 

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