I farisei, ebrei osservanti, pongono a Gesù una questione impegnativa: è lecito a un marito ripudiare la propria moglie? E citano il “libello di ripudio” che Mosè aveva concesso. Gesù risponde ribadendo con forza il “progetto” originario che Dio aveva sul matrimonio: che uomo e donna diventassero “una sola carne”. Donde la conseguenza: l’uomo non può separare quello che Dio ha unito.
L’ultima parte del vangelo propone la scena di Gesù che offre come immagine esemplare del discepolo, un bambino: “chi non accoglie il Regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà nel Regno di Dio”
Gesù ha chiamato in casa i suoi amici e parla loro del matrimonio. Fuori, la piazza, con il suo subbuglio.
Allora, da lì, dalla casa dove ci troviamo insieme con lui, guarderemo a noi, alla nostra vita, anzitutto e poi, fuori, a quelli che sono rimasti in piazza. La porta è aperta: ognuno che è in piazza può entrare e chi è in casa può uscire, non solo per abbandonare la casa, ma per portare il profumo della casa in piazza.
Incomincio a guardare a me. Io sono ancora con mia moglie. Ma quante volte l’ho trattata male, quante volte l’ho amata perché mi serviva, quante prepotenze, forse le sono stato perfino infedele. E allora perché vantarmi di essere cristiano, se in realtà rimango così poco davvero in casa con il Signore? La mia fortuna non è di essere buono, perché non lo sono, ma di essere perdonato. Molto perdonato. Guardo al Signore il quale mi ripete: I due saranno una sola carne. Ma come è alto quell’ideale! Non ce la farò mai ad arrivarci. Dovrò continuare a essere perdonato.
Poi, dopo aver guardato a me, guardo fuori a quelli che sono in piazza. Lì, in piazza, ci sono molti cristiani. Alcuni di loro preferiscono uscire di casa e stare in piazza e lì dire esattamente quello che dicono tutti e fare esattamente quello che fanno tutti.
Poi, lì in piazza, vedo tanti che non sanno che c’è la casa con il Maestro, o la ignorano. Alcuni di loro si sono sposati due, tre, tante volte. Vedo quel tal mio amico che si è separato, si è risposato, quell’altro che sta per separarsi. Scorgo quei miei vicini di casa: il figlio è in crisi con la moglie…
Non possono o non vogliono seguire l’ideale del Maestro. Certo, noi che stiamo in casa non diremo che va bene così, ma vedremo quei fratelli con gli occhi del Maestro che è lì con noi. Li vedremo fraternamente.
Perdona a me e perdona a quelli che non ce l’hanno fatta, fa’ che continuino ad essere fedeli a te e, se decidono di sposarsi un’altra volta, io non so come giudicarli. Lo sai tu.
Intanto, noi, discepoli continueremo ad annunciare quello che il Maestro ci ha chiesto di annunciare: che è bellissimo essere due in una carne sola. E’ bellissimo per noi ma è bellissimo anche per lui.