Le grandi solitudini. Il “pane disceso dal cielo”

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Le grandi solitudini. Il “pane disceso dal cielo”

Spunti di riflessione sul vangelo di domenica 11 agosto,  diciannovesima del Tempo Ordinario “B”. 
Il Vangelo è Giovanni 6, 41-51.
Per leggere i testi liturgici clicca qui

Siamo nella sinagoga di Cafarnao, dove Gesù ha approdato e dove viene raggiunto dalla gente che ha goduto del miracolo della moltiplicazione dei pani. La gente mormora, presa dallo scandalo delle pretese di Gesù, il figlio del carpentiere che loro conoscono troppo bene. Gesù risponde ribadendo con forza che lui è il pane vivo disceso dal cielo che può donare la vita eterna.

Il pane si lascia triturare

Il pane che noi mangiamo si “disfa” per “fare” noi: lo assimiliamo: una parte si incorpora ai nostri tessuti, una parte viene bruciata e produce energia. Il cibo si consuma e noi viviamo grazie a quel “disfarsi” e a quel consumarsi.

Gesù si è “disfatto” per noi, si è lasciato “triturare” dalla passione e dalla morte. Ora è glorioso, non muore più. Non deve lasciarsi “triturare” un’altra volta per comunicarsi. Semplicemente prende la figura di alimento. Solo che arrivato, con la sua morte-risurrezione, alla vita piena, è quella vita piena che ci comunica con il pane di vita eterna. Dunque, non un frammento piccolo e fragile della vita, ma la vita senza fine.

Nel deserto c’è solo il cielo

Elia fugge da Gezabele che lo vuole uccidere. Così racconta la prima lettura. È sfiduciato. Non ha più nessuno su cui appoggiarsi. Eppure, improvvisamente, un angelo, dunque Dio stesso, si scomoda per lui. E proprio là dove non c’è nulla, nel deserto, trova la cosa più impossibile da trovare: l’acqua. Un po’ di acqua dove non c’è acqua e, soprattutto, un po’ di compagnia dove non c’è nessuno dove, anzi, potrebbe arrivare una Gezabele che lo vuole uccidere. 

Proviamo a fare mente locale con tutte le situazioni “senza uscita” della nostra vita: un contrasto che non si riesce a sanare, una malattia senza prospettiva, la morte di una persona cara… in quel caso avere fede non vuole dire guarire, o risolvere una situazione senza sbocchi, o far tornare in vita una persona cara che se ne è andata… Quando sono amato mi sento amato sempre, soprattutto quando ne ho più bisogno. Il Signore è così. Mi offre la certezza di una vicinanza anche quando tutti i legami sono venuti meno… L’acqua nel deserto. Ma la certezza di questa strana, inattesa compagnia mi viene dal fatto che lui è il “pane disceso dal cielo”. Solo se è il pane disceso dal cielo mi aiuta nel deserto.  Gli altri mi aiuteranno prima e dopo il deserto. Ma nel deserto solo il pane disceso dal cielo mi può raggiungere. Nel deserto c’è solo il cielo.

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