“Chi è senza peccato…”

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“Chi è senza peccato…”

"Chi è senza peccato, scagli la prima pietra" (tempera di Giuseppe Sala)

Quinta domenica di quaresima.
Una donna sorpresa in flagrante adulterio deve essere messa a morte. 
“Chi è senza peccato scagli la prima pietra”, dice Gesù. Alla fine restano soltanto “la misera e la misericordia”. Per i testi liturgici clicca qui.

La violenza senza argini

La straordinaria “trovata” di Gesù nel vangelo di oggi ci dice due cose, tra le altre. La prima riguarda alcuni simbolismi elementari della violenza umana. Scribi e farisei fanno cerchio attorno alla donna. È la situazione tipica di chi fa un’accusa: gli accusatori attorno, l’accusata al centro. Ma è la situazione che presuppone come scontata la situazione di partenza: gli accusatori sono innocenti e l’accusata è colpevole. La situazione scontata all’inizio porta alla soluzione scontata alla fine: la donna deve essere lapidata. Con un particolare inquietante: chi getta la prima pietra è particolare decisivo, perché il primo che lancia la pietra è colui che “dà il là” alla violenza. Dopo che lui ha lanciato anche gli altri si sentono autorizzati a lanciare. La violenza del primo chiama la violenza degli altri. La violenza è fortemente imitativa. 

Gesù, da parte sua, non dice che la donna è innocente. Dice, invece, che anche gli accusatori sono colpevoli. Quello che Gesù dice quel giorno è uno straordinario insegnamento. È come se Gesù ci dicesse: non impostate i vostri rapporti con gli altri partendo dall’accusa. È un sistema pericoloso, molto pericoloso. Infatti. Io accuso te di essere colpevole. Ma anch’io sono colpevole e quindi anche tu puoi accusare me. E posso accurare quell’altro e quell’altro ancora e questi possono accusare me e accusarsi tra di loro. E così, indefinitamente. La colpevolezza è di tutti e quindi tutti possono accusare tutti. È la violenza generalizzata. 

Non è difficile trovare applicazioni a questa prima indicazione. Soltanto un particolare: nei talk show televisivi, su internet, la tendenza non è l’ascolto dell’altro per rispondere, ma è a gridare in modo tale da non farlo parlare. Trionfa non la ricerca della verità, ma la ricerca spasmodica dell’accusa: non interessa la ragione dell’altro, ma la mia, non la verità per tutti, appunto, ma l’accusa verso l’altro.  

Liberati dal male

Gesù non si limita a metterci in guardia dalla mania di accusare. Ci suggerisce anche un’alternativa. Sei colpevole. Fai in modo di liberarti dalla colpa. Chiedi il perdono, e chiedilo al Signore che te lo può concedere. E poi, una volta perdonato, concedi, anche tu a tua volta, il perdono ai fratelli. Insomma: si tratta di rimpiazzare il contagio malato dell’accusa con il contagio salutare del perdono. Posso essere perdonato. Ho la possibilità di rinascere. Come il figliol prodigo di domenica scorsa che è tornato di nuovo ad essere figlio, è rinato. Così la donna di oggi. 

Che meraviglia, questa scena. “Sono rimasti la misera e la misericordia”. La misericordia libera la misera dalla sua miseria e le chiede di continuare a essere libera. 

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