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Oggi, otto e domani nove giugno, vivremo un momento “super elettorale” con le elezioni per il Parlamento Europeo, quelle regionali e comunali, di cui oltre 100 nella nostra provincia 

La democrazia non affascina più

A prima vista sembrerebbe di trovarci di fonte a una “festa della democrazia”, mentre sembra che trionfi l’astensionismo e il disinteresse. 

Chi, come il sottoscritto da sempre stato interessato alla politica, scruta i programmi, i candidati e cerca di seguire il confronto tra forze e leader, ma poi quando s’immerge nel confronto con le persone che conosce o che incontra al supermercato, al bar e sulla piazza del paese si rende conto che la democrazia non affascina più. 

Nascono molte domande. Che cos’è la democrazia? I processi democratici come possono adattarsi al mondo moderno?

Non sono certo l’unico percepire l’esistenza di questo problema che giorno dopo giorno diventa più complesso e che mi obbliga a pormi delle domande: “Che cos’è la democrazia? Fino a che punto la maggior parte della popolazione mondiale può trarne beneficio? Le istituzioni e i processi democratici sono adatti al mondo di oggi? I meccanismi democratici possono ostacolare un cambiamento? In che modo le istituzioni e i processi democratici dovrebbero adattarsi ai cambiamenti del mondo di oggi?”.

Il continuo evidenziarsi di fenomeni corruttivi, l’ampliarsi della complessità sociale, il peso del debito pubblico, le difficoltà di funzionamento dello stato sociale, i bassi salari, l’invecchiamento della popolazione, la crisi ambientale e il ripresentarsi dopo settant’anni della guerra in Europa, incidono sulla dimensione sociale ed esistenziale generando insicurezza e sfiducia. La politica non sembra essere in grado di rispondere al sentire delle persone.  

Manca l’orizzonte dei grandi significati

Da dove nasce questo scetticismo verso la politica? Dal fatto che con l’esaurirsi dei grandi racconti ideologici non si è stati in grado di costruire un nuovo orizzonte di senso. 

Si è pensato che il mercato, la tecnologia, il consumo e  lo stesso benessere bastassero  a  formulare un progetto di vita. Ci stiamo rendendo conto che tutto questo non basta e che serve un nuovo immaginario capace di recuperare alla vita e alla politica la gratuità e la fraternità.

Si fa fatica a incontarsi e a convivere

Questa assenza di un orizzonte di significati ingenera la fatica dell’incontrarsi , del convivere perché la politica non dovrebbe essere altro che il reincontrarsi  e il camminare insieme. 

C’è un urgente bisogno di immagini, simboli, narrazioni, rappresentazioni artistiche, religiose o politiche che ci portino fuori dalla schiavitù del presente. 

Non posso disertare. Voterò PD

Per una democrazia registrare il fastidio al voto è molto pericoloso. Andrò a votare e voterò secondo coscienza e la mia storia personale. Non sono mai stato un elettore fedele, nel mio percorso politico ho votato e aderito a diversi partiti. E’ stato peregrinare alla ricerca di una forza politica che fosse vicina ai miei ideali, ai valori del sindacalismo e  del cattolicesimo democratico, resto insoddisfatto. Ma non me la sento di disertare e pertanto alle prossime elezioni voterò, con molti dubbi, il Partito Democratico. Lo faccio come atto di resistenza all’avanzare di una destra e di un populismo cui mi sento culturalmente e spiritualmente molto distante. 

C’è urgente bisogno di  discutere  del ruolo dell’Europa nel mondo, quale ruolo nuovo si vuole attribuire alle istituzioni europee

Sono turbato dal fatto che si stia stravolgendo il significato delle elezioni europee e che le si stia riducendo a una questione nazionale e un referendum tra leader , mentre a fronte delle trasformazioni dello scenario politico mondiale ci sarebbe un urgente bisogno di  discutere  del ruolo dell’Europa nel mondo, quale ruolo nuovo si vuole attribuire alle istituzioni europee e come far avanzare percorsi di unità e di allargamento, ma anche di come i  parlamentari che eleggeremo si impegneranno sul terreno della Pace e della pacificazione, del sociale, e a mantenere viva l’idea di una ’economia sociale di mercato come alternativa al neoliberismo.

Mi preoccupa molto l’aria bellicista che spira in Europa. Affidare la soluzione dei problemi alle armi è sempre un errore e credo che si stia troppo discutendo di sicurezza, di armamenti, di eserciti mentre le questioni sociali, iniziando dall’immigrazione e dalla povertà, sono marginalizzate. 

Sono convinto che la situazione in cui siamo collocati esiga proposte radicali e che il moderatismo e il conservatorismo oggi non servano.

Debito pubblico, clima, povertà

Ci sono tre questioni su cui servirebbe molta chiarezza: il debito pubblico che una tassa sui meno abbienti, la questione climatica e la povertà. Negli anni passati ci eravamo convinti che la povertà fosse stata confinata fuori dai nostri confini, mentre ora ci stiamo rendendo che essa alligna tra noi e che attraversa le società europee e che si intreccia con la questione del lavoro e delle sue trasformazioni e con quelle ambientali.

Si stanno definendo i tratti di una nuova “Questione Sociale” che impatta con l’applicazione delle nuove tecnologie e che per la sua complessità e profondità richiede di essere affrontata a livello continentale attraverso una nuova visione unitaria e federale. Lo slogan elettorale che propone “meno Europa” rappresenta un pericolo per i ceti più deboli che hanno bisogno di maggiore Europa. 

Se non si affrontano le grandi sfide non serve parlare di sicurezza

Se non si affrontano a livello continentale le problematiche sociali, economiche ed ecologiche non si può parlare di sicurezza. La sicurezza è un tema di cui si discute molto e si tende ad affidarla alle armi mentre quella vera e umana deve concentrarsi sul lavoro, la vita dignitosa e la cura della terra, poiché solo così possiamo affrontare con serenità la transizione ecologica, che non sarà una passeggiata e che richiederà scelte e percorsi di mutamento dei nostri dispendiosi stili di vita e di consumo. 

Le elezioni europee sono molto importanti e riguardano il futuro e l’autonomia del nostro continente e il suo ruolo nel mondo, ma per delineare un nuovo clima politico, sono le elezioni a livello territoriale e soprattutto quelle comunali. 

I comuni. Non solo amministrazione

Queste elezioni sono state un poco messe ai margini per effetto della nazionalizzazione di quelle europee. Eppure, i comuni interessati interessati alle consultazioni elettorali riguardano: 3.717 su 7.896 comuni italiani (47,1%); appartenenti a regioni a statuto ordinario: 3.530 su 3.717 (95,0%); appartenenti a regioni a statuto speciale: 187 su 3.717 (5,0%);comuni superiori (*): 228 su 3.717 (6,1%);comuni inferiori (*): 3.489 su 3.717 (93,9%);capoluoghi di provincia: 29 (di cui 6 capoluoghi di regione).

Al di là dei numeri , l’interesse per le elezioni comunali dovrebbe essere molto più alto di quello che si manifesta per quelle europee, dato dal fatto che queste sono le prime istituzioni pubbliche democratiche che incontriamo nell’esercizio della politica e nella costruzione del bene comune.

I comuni hanno bisogno di un profondo rinnovamento politico per evitare che si ripieghino su una logica puramente amministrativista, mentre hanno bisogno di accentuare la visione politico-sociale, capace di far riscoprire ai cittadini il senso comunitario e partecipativo della municipalità, anche attraverso l’adozione di forme di democrazia deliberativa. 

La combinazione con le elezioni per il parlamento Europeo e la loro improvvida e virtuale trasformazione in un referendum nazionale, ha sicuramente contribuito a ridurre le elezioni degli enti locali e in particolare dei comuni a un’appendice elettorale.

I comuni sempre più importanti e sempre più messi ai margini

 Si può scorgere in questa situazione l’emergere di un paradosso: quello di istituzioni che intervengono in ambiti sempre più variegati e decisivi per la vita dei cittadini, ma che tuttavia rimangono marginalizzate per essere associate all’intero spettro parlamentare partitico Questa prospettiva va invertita e fare in modo che gli enti municipali e i comuni piccoli non rimangano sconosciuti nonostante l’aumento del loro ruolo. Da qui la necessità di rafforzare la dimensione politica locale per dare nuovo slancio alla democrazia europea. 

È facile ridurre ad una quantità trascurabile la posta in gioco della democrazia locale nella crisi di legittimità che le istituzioni politiche stanno vivendo, o addirittura ritenere che la partita di rinnovamento della democrazia si giochi sul livello nazionale o attraverso l’autonomia differenziata. E’ nel termine “differenziata” che emerge il pericolo di uno stravolgimento del senso unitario che gli enti comunali hanno sempre giocato. La democrazia ha bisogno di un pluralismo che si giochi nell’unità, nella solidarietà e nella sussidiarietà. 

La rivitalizzazione della democrazia italiana ed europea non può nascere a Roma o a Bruxelles ma dalle comunità locali.

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