“Difendere Dio e la famiglia”. Questa la mission che Meloni ha proclamato insieme Viktor Orban, premier ungherese. Ne hanno parlato a lungo in questi ultimi giorni, giornali, telegiornali, siti on line. Il fatto che gente come noi – non proprio come noi: si tratta di gente di potere – il fatto che gente della nostra umanità si offre per difendere Dio mi fa sussultare. Forse è per via delle mie personalissime abitudini. Sono abituato a sentire dire e a dire che Dio protegge, difende gli uomini. Quindi sussulto quando sento il contrario: ci sono uomini che difendono Dio.
Allora, per quietare le mi ansie leggo l’Avvenire di ieri per vedere come porge la notizia e come la commenta. L’Avvenire è il giornale della CEI, i vescovi italiani. A pagina 4, nella sezione “Primo Piano”, leggo la notizia della visita di Meloni a Orban. Vi si parla di difesa della famiglia e della premier italiana si dice che “si intesta la ‘battaglia in difesa di Dio’”. Sempre a pagina 4, un corsivo, a firma di Eugenio Fatigante, c’è un commento che conclude così:
Il rischio è sempre lo stesso: l’abuso di riferimento a Dio e alla religione può servire a coprire i vuoti lasciati dall’inefficacia dell’azione politica, per far presa sui sentimenti della gente. Come ogni cristiano, Meloni sa che la vera rivoluzione del nostro Dio è quella di essersi incarnato nell’umano. Da non offendere sempre e dovunque”.
Non solo da non offendere, aggiungo nel mio piccolo, ma da difendere, sempre. E gli immigrati sono uomini. Quindi da difendere. Elementare.
Ma non finiscono qui le mie sorprese nel leggere l’Avvenire di ieri. A pagina 9, un titolo: “E Riina disse: quel prete pensi alle Messe. Palermo ricorda il sacrificio di don Pino”. Trattasi di don Pino Puglisi, ovviamente. Ammazzato proprio per avere “esagerato” nell’azione a favore dei giovani, sottratti quindi agli influssi di Cosa Nostra. Riina non intendeva opporsi alla celebrazione di messe. Anzi: pare che apprezzasse. Ma a una condizione: che don Puglisi, che tutti i preti, che tutti i credenti si limitassero alle messe. E invece no: ci sono e prete e credenti che si interessano di giovani e di migranti non nonostante, ma a causa delle messe e della fede che si portano appresso.
Due linee specularmente opposte, dunque. Si potrebbero riassumere così. Meloni e Orban propongo la difesa di Dio a prescindere. A prescindere dall’umano che, però, il Dio del Vangelo ha fatto suo. Don Puglisi ha proposto certo anche la difesa di Dio ma lo ha fatto non a prescindere, ma a causa e dell’uomo e dei giovani e di tutti i poveri per i quali il Dio del Vangelo è vissuto e per i quali è morto.
Insomma: quando Dio “va per conto suo”, anche l’uomo va per conto suo. E a questo proposito. Orban e Meloni ci hanno detto che, oltre che Dio, difendono anche la famiglia. Ma di quale famiglia si tratta?
Se il Dio che loro difendono è il Dio cristiano, il Dio cristiano, attraverso quel tale Gesù di Nazaret di cui sopra, ha proposto una precisa immagine di coppia e di famiglia:
All’inizio della creazione Dio li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto” (vangelo di Marco, 10, 5-9).
Tutte cose e tutte parole note, vero? Dio va preso sul serio, proprio perché si è deciso di difenderlo. Ma se lo si prende sul serio, ci costringe a prendere sul serio anche l’uomo e la famiglia e la politica e l’economia…
Non si può difendere Dio a prescindere.