Meloni e Orban: difendere Dio e famiglia

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Ma quale Dio e quale famiglia? E’ la domanda necessaria che ci si pone di fronte alle notizie che ci arrivano dall’Ungheria dove Giorgia Meloni ha incontrato Viktor Orban, premier ungherese

“Difendere Dio e la famiglia”. Questa la mission che Meloni ha proclamato insieme Viktor Orban, premier ungherese. Ne hanno parlato a lungo in questi ultimi giorni, giornali, telegiornali, siti on line. Il fatto che gente come noi – non proprio come noi: si tratta di gente di potere – il fatto che gente della nostra umanità si offre per difendere Dio mi fa sussultare. Forse è per via delle mie personalissime abitudini. Sono abituato a sentire dire e a dire che Dio protegge, difende gli uomini. Quindi sussulto quando sento il contrario: ci sono uomini che difendono Dio.  

Il riferimento a Dio “per far presa sulla gente”

Allora, per quietare le mi ansie leggo l’Avvenire di ieri per vedere come porge la notizia e come la commenta. L’Avvenire è il giornale della CEI, i vescovi italiani. A pagina 4, nella sezione “Primo Piano”, leggo la notizia della visita di Meloni a Orban. Vi si parla di difesa della famiglia e della premier italiana si dice che “si intesta la ‘battaglia in difesa di Dio’”. Sempre a pagina 4, un corsivo, a firma di Eugenio Fatigante, c’è un commento che conclude così:

Il rischio è sempre lo stesso: l’abuso di riferimento a Dio e alla religione può servire a coprire i vuoti lasciati dall’inefficacia dell’azione politica, per far presa sui sentimenti della gente. Come ogni cristiano, Meloni sa che la vera rivoluzione del nostro Dio è quella di essersi incarnato nell’umano. Da non offendere sempre e dovunque”.

Non solo da non offendere, aggiungo nel mio piccolo, ma da difendere, sempre. E gli immigrati sono uomini. Quindi da difendere. Elementare. 

“Quel prete pensi alle Messe”, disse Totò Riina. Parlava di don Puglisi

Ma non finiscono qui le mie sorprese nel leggere l’Avvenire di ieri. A pagina 9, un titolo: “E Riina disse: quel prete pensi alle Messe. Palermo ricorda il sacrificio di don Pino”. Trattasi di don Pino Puglisi, ovviamente. Ammazzato proprio per avere “esagerato” nell’azione a favore dei giovani, sottratti quindi agli influssi di Cosa Nostra. Riina non intendeva opporsi alla celebrazione di messe. Anzi: pare che apprezzasse. Ma a una condizione: che don Puglisi, che tutti i preti, che tutti i credenti si limitassero alle messe. E invece no: ci sono e prete e credenti che si interessano di giovani e di migranti non nonostante, ma a causa delle messe e della fede che si portano appresso.

Due linee specularmente opposte, dunque. Si potrebbero riassumere così. Meloni e Orban propongo la difesa di Dio a prescindere. A prescindere dall’umano che, però, il Dio del Vangelo ha fatto suo. Don Puglisi ha proposto certo anche la difesa di Dio ma lo ha fatto non a prescindere, ma a causa e dell’uomo e dei giovani e di tutti i poveri per i quali il Dio del Vangelo è vissuto e per i quali è morto. 

E a proposito della difesa della famiglia…

Insomma: quando Dio “va per conto suo”, anche l’uomo va per conto suo. E a questo proposito. Orban e Meloni ci hanno detto che, oltre che Dio, difendono anche la famiglia. Ma di quale famiglia si tratta?

Se il Dio che loro difendono è il Dio cristiano, il Dio cristiano, attraverso quel tale Gesù di Nazaret di cui sopra, ha proposto una precisa immagine di coppia e di famiglia:

All’inizio della creazione Dio li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto” (vangelo di Marco, 10, 5-9).

Tutte cose e tutte parole note, vero? Dio va preso sul serio, proprio perché si è deciso di difenderlo. Ma se lo si prende sul serio, ci costringe a prendere sul serio anche l’uomo e la famiglia e la politica e l’economia…

Non si può difendere Dio a prescindere.

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