L’Eco di Bergamo, titolo di apertura della prima pagina del primo agosto: “Nubifragi, 34 milioni di danni. Solo la vendemmia si è salvata”.
Interessante, il prodotto della terra, in fondo, meno necessario, si è salvato, gli altri, mais, grano soprattutto, sono andati perduti.
Vi si può leggere una specie di impegnativo avvertimento: fate attenzione, voi umani, dovrete vivere con ciò che non fa vivere. Di pane senza vino si vive. Di vino senza pane no.
E mi viene in mente tutto il ricamare simbolico che si fa attorno al pane e al vino eucaristico.
Il pane è legato soprattutto al lavoro e al necessario per vivere, il vino “che rallegra il cuore dell’uomo” è legato alla festa. Ma la festa va bene se è l’interstizio del lavoro o, meglio ancora, se è lo spazio per dare senso allo stesso lavoro.
E’ noto, infatti, come il racconto della creazione, così come narrata nei primi versetti della Genesi, parla di sei giorni di “lavoro” del Creatore, lavoro che fa esistere il mondo e l’uomo. La terra degli inizi, “informe e deserta” viene illuminata dalla luce che si distingue dalle tenebre. Poi Dio distingue le acque “sopra il cielo”, da quello sotto il cielo, poi le acque sotto il cielo dalla terraferma. Poi appaiono il sole e la luna, poi i germogli e le piante. Alla fine, l’uomo e la donna. Il mondo caotico diventa progressivamente ordinato e bello e l’uomo ne è costituito signore.
Arrivato il settimo giorno “Dio portò a compimento il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro che aveva fatto”. E il testo biblico aggiunge: “Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò, perché in esso aveva cessato da ogni lavoro che egli aveva fatto creando”.
Il settimo giorno il lavoro della creazione riceve il suo significato più alto: se i sei giorni precedenti erano i giorni della creazione, il settimo è il giorno del Creatore.
Gli splendidi sogni delle origini sono quelli che oggi appaiono sconvolti. La natura ordinata, come il Creatore l’ha voluta, torna nel disordine. L’uomo “signore del mondo” viene aggredito dalla natura. I drammi meteorologici di questa estate sono il segno di un capovolgimento radicale: l’equilibrio è rotto.
Il lavoro viene distrutto, il necessario per vivere manca, resta solo l’accessorio.
Anche con il testo biblico in mano siamo invitati a prendere atto che il nostro rapporto con il mondo è profondamente perturbato e va urgentemente ripensato.
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