Tutti parlano degli agricoltori e di san Remo.
Le proteste dei primi sono approdate alle luci sfavillanti del secondo.
E vengono fuori le convergenze e le grandi divergenze dei due eventi
Gli agricoltori, in fondo, vogliono contare di più, essere riconosciuti e, siccome si sentono ai margini, si mettono al centro, con metodi inusuali: blocchi stradali, proteste pubbliche… Fanno politica – azione che riguarda tutta la polis – in modo non politico.
Dall’altro il Festival, che vive di entusiasmo su share, numeri, trionfi. Quello che manca agli agricoltori, sovrabbonda al Festival. Gli agricoltori “non ci sono”, il Festival “c’è”.
Anche se è perfino troppo facile notare il modo diverso di esserci. Gli agricoltori chiedono leggi, sconto di tasse, politiche. E avranno briciole. Gli ascoltatori del Festival chiedono musica. E ne hanno moltissima. Quindi gli agricoltori hanno meno di quello che vorrebbero e se anche qualcosa verrà loro dato, sarà sempre inferiore alle loro attese. Gli ascoltatori del Festival hanno più di quello che potrebbero sperare e potranno goderne anche dopo, canticchiando per sempre le melodie ascoltate.
Alla quarta serata del Festiva tasera, ha avuto luogo l’incontro fra il troppo poco degli agricoltori e il troppo tanto del Festival. Gli agricoltori avrebbero voluto intervenire durante lo spettacolo. Hanno dovuto accontentarsi. Ma è stata comunque interessante la discussione fra la RAI e i contestatori. Il moltissimo del Festival ha concesso poco al pochissimo degli agricoltori.
Mi è venuto in mente un accostamento un po’ strampalato. Il vangelo racconta della emorroissa, la donna che ha perdite di sangue. Non può parlare a Gesù, non può dire in pubblico la sua malattia. Si limita a toccare non il corpo di Gesù, ma il lembo del suo mantello. I malati dei campi hanno toccato il lembo del mantello sontuoso e luccicante dei protagonisti del Festival. L’emorroissa del Vangelo guarisce. I coltivatori si devono accontentare, nella migliore della ipotesi, di essere un po’ meno malati.