Amo molto i thriller psicologici, che considero una lettura rilassante da alternare ad altre più impegnative.
Ho atteso perciò, dopo una segnalazione da parte di un catalogo serio, l’uscita in libreria de ”La giurata” (Astoria Edizioni, 2024), opera prima di una scrittrice francese, Claire Jéhanno, e mi sono affrettata ad acquistarla.
Trattandosi di un libro scritto in una lingua diversa dall’italiano, avevo una certa remora circa la traduzione, che non sempre è fedele al testo: ebbene, questa volta è davvero calzante, scorrevole, insomma molto ben scritta.
E questa è stata la prima piacevole sorpresa, perché il romanzo non è solo un buon poliziesco, ma molto di più.
Siamo in Francia ai tempi nostri e la protagonista, Anna, è stata estratta a far parte di una giuria in un processo per omicidio, con due imputati. Sente molto la responsabilità del ruolo: cosa si prova a segnare il destino di due persone che si trovano al bivio tra la libertà e il carcere?
E qual è la verità? Che non è mai semplice. La verità dei due imputati infatti è la loro innocenza, anche se la sentenza di colpevolezza sembra già scritta, mentre la verità di Anna è la sua coscienza di giurata.
Tanto più che la storia del processo si fonde anche con quella della protagonista, a cominciare dal cognome, che non è il suo. Insomma, niente è come sembra.
E ne fa fede proprio la verità di Anna, quella che lei riteneva incontrovertibile, mentre le porte del suo passato si aprono a poco a poco, scardinate da ricordi fino ad allora rimasti sepolti. Ma la verità preme, e deve riemergere.
Allo stesso modo, il processo rivela retroscena diversi, tra testimonianze e rivelazioni.
Un romanzo che per me è stato davvero folgorante, sulla verità, sul tempo, sulla memoria che spesso ci tradisce, e sulla precarietà di ciò che ritenevamo saldo, indiscutibile.
Ma è anche un romanzo che parla di affetti, una riflessione sull’amore e la “cura”per i propri cari. E questa è forse la sua parte migliore