Settimana Santa. Venerdì. Immagini per contemplare il mistero.
Rembrandt. Crepitare di luci e bagliori, di presenze indistinguibili e impaurite.
Pontormo. Lentissimo straziato miracolo senza tempo che ha già il colore e la bellezza del paradiso

Rembrandt. Le tre croci

Più volte Rembrandt riprende e varia, con radicali sorprendenti trasformazioni nei diversi stati del lavoro, la sua grande incisione con le tre croci.

La scena è ambientata in una notte terribile, squarciata da bagliori e lampi che formano pozze di luce sopra una folla brulicante e mossa, inquieta e smarrita.

Le croci s’innalzano, si rivelano e si nascondono dentro un buio che pare fatto di spessi muri neri. Improvvisamente le pareti immateriali si aprono e mostrano il dramma, per poi richiudersi e inghiottire ogni cosa. Sembra davvero così la morte. 

Crepitare di luci e bagliori, di presenze indistinguibili e impaurite, uomini in fuga oppure inginocchiati e sgomenti, donne disperate e desolate, soldati ottusi, cavalli immobili, lance innalzate che tagliano lo spazio insieme ai segni, feroci come ferite, impressi dall’artista sulla lastra per raccontare questo dolore.

Abbiamo un grande sommo sacerdote che ha attraversato i cieli” (Eb, 4, 14)

Gesù ha attraversato questo cielo buio che di notte sovrasta infinito e inquietante il nostro capo, come un vuoto senza fondo e una prigione di muri immaginati intorno alla nostra esistenza mortale. Con un cammino cominciato sulla terra, vicino e in mezzo a noi, fino alla stanza della cena, fino poi alla croce, egli ha raggiunto colui che abita oltre i cieli e pone un limite al precipitare inarrestabile della vita dell’uomo.

Nei giorni della sua vita terrena egli offrì preghiere e suppliche con forti grida e lacrime a colui che poteva liberarlo da morte e fu esaudito per la sua pietà (Eb, 5, 7).

Mentre agli uomini si consegna in silenzio, il Padre ascolta il Figlio, accoglie il significato e legge la parola dentro quell’involucro oscuro di grida e di lacrime.

Solo nella pietà, solo nella fede e nell’obbedienza, possiamo guardare e scegliere la vita:

reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono. (Eb, 5, 9).

Pontormo. Deposizione e Pietà

L’incisione di Rembrandt è un’immagine in bianco e nero, attraversata da piccole figure confuse e indistinguibili che vagano incerte nel buio dramma della notte, dell’uomo e della storia.

Osserviamo ora, invece, un dipinto stipato da presenze coloratissime, immateriali e piene, contenute a stento dai bordi del quadro.

È l’opera più nota e sorprendente di Pontormo, forse il punto più alto della sua ricerca: è una deposizione dalla croce e insieme una pietà, sia pur “dissociata”, come è stato detto, perché i due protagonisti, il figlio e la madre, sono fisicamente separati.

Il corpo chiaro e trasparente di Cristo attraversa in diagonale il primo piano, sorretto da due giovani che si rivolgono inqueti e addolorati all’osservatore; il secondo piano è occupato da un gruppo di figure che cerca di soccorrere la Madonna in deliquio. Vortice coloratissimo e incantato di sospensione luminosa ed estrema.

“Le forme che s’intrecciano per rispondenze ritmiche inafferrabili ad ogni razionale misura, in questo annodato grappolo come sospeso tra lo sfiorare di piedi quasi danzanti sulla terra e il lieve inchinarsi, in alto, di diafane figure” (Becherucci); “i colori chiarissimi e acerbi, colori d’erba spremuta e di succhi di fiori primaverili, pervinche, rose, violette, giallo di polline, verde di chiari steli” (Briganti).

Leggerezza aerea di corpi e panneggi senza quasi chiaroscuro; il momento tragico è accentuato da una voluta inconsistenza di figure e visi allucinati e febbrili, stupefatti e dolenti, divini e dolcissimi.

Misteriosa levitazione, lentissimo straziato miracolo senza tempo che ha già il colore e la bellezza del paradiso.