“Ennio”, un film da non perdere

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“Ennio”, un film da non perdere

Ennio Morricone, il grande compositore
nel film che gli ha dedicato Giuseppe Tornatore

E’ vero: dura un po’ troppo (ben 157 minuti, più di due ore!), ma è una pellicola bellissima. Meglio, un docu- film, per la regia di Tornatore, che ripercorre la vita e la carriera di un vero genio della musica contemporanea, autore di oltre 500 colonne sonore, Ennio Morricone, vincitore di due premi Oscar, uno alla carriera, e il secondo, per la colonna sonora di un film di Tarantino, “The Hateful eight”, nel 2016, a 87 anni.

Un ritratto a tutto tondo

Ne viene ricordata l’infanzia, l’adolescenza, la vita adulta, gli studi in conservatorio: nato a Roma nel 1928, Ennio voleva fare il medico, ma il padre, trombettista di un certo valore, lo obbligò agli studi musicali con il grande Goffredo Petrassi. E la paura di aver in certo modo tradito questo suo validissimo insegnante di composizione, non lo ha mai abbandonato . Eppure Morricone con le sue grandi doti, la fantasia, il ritmo e la bellezza della sua musica ha contribuito a creare il sound degli anni ’60.

Dalle sue parole è quasi palpabile l’attitudine all’invenzione, che trova conferma nel suo costante amore per la musica assoluta, e nella  vocazione a una persistente sperimentazione

Il film ce lo presenta “di persona”- verrebbe da dire, nella sua umanità e genialità: modesto, forse anche un po’ timido, di poche semplici parole, schivo, enigmatico e riservato. Tono disteso, quasi umile, autocritico. Lucidissimo, non dimostrava i suoi 90 e più anni. Tuttavia dalle sue parole è quasi palpabile l’attitudine all’invenzione, che trova conferma nel suo costante amore per la musica assoluta, e nella  vocazione a una persistente sperimentazione.

Insomma, un ritratto a tutto tondo, a 360 gradi, che svela anche ciò che di lui si conosceva poco: il suo essere credente, ad esempio, la passione per gli scacchi, ma anche l’origine realistica di certe sue intuizioni musicali, come l’urlo del coyote, che gli suggerì il tema famosissimo de “Il buono, il brutto e il cattivo”, o il battere ritmato su alcuni bidoni di latta da parte di scioperanti per le vie di Roma, che gli fece comporre il bellissimo tema di “Sostiene Pereira”.

Spirito anticonvenzionale

Così, armonica a bocca, fischi e fischietti, urla selvagge o il verso del coyote, fruste e grande orchestra …. tutto questo era Morricone, spirito anticonvenzionale e sempre giovane, dall’arte musicale grandiosa, dalle partiture memorabili,  e dalla sperimentazione estrema, eppure accessibile a tutti.

Aveva esordito con le canzonette rimaneggiate (del Quartetto Cetra, ad esempio), con la musica leggera e gli arrangiamenti: Pinne, fucile ed occhiali, Sapore di sale, Il barattolo, solo per citare alcuni titoli, per poi approdare alle colonne sonore (Il federale, primo film), di pellicole di Montalto e Bellocchio, Argento, Tarantino, Tornatore stesso, e tanti altri. Ma davvero fatale fu l’incontro con Sergio Leone. I due erano stati, oltretutto, compagni di scuola. Il loro sodalizio ha infatti lasciato un segno profondo, con le sue note, dagli “spaghetti western” fino al capolavoro di “C’era una volta in America”.

L’incontro con Sergio Leone ha lasciato un segno profondo dagli “spaghetti western” fino al capolavoro di “C’era una volta in America”.

Il film di Tornatore si arricchisce inoltre di molti spezzoni e materiale d’archivio di quegli anni, che personalmente mi hanno fatto fare un graditissimo tuffo nel passato, nei ricordi e nelle visioni che hanno composto e accompagnato la mia vita, oltre che essere anche una storia del cinema italiano più bello. 

C’è poi nella pellicola una vera parata di stelle, costituta da diversi volti del cinema e dello spettacolo, italiani e stranieri, e da tantissime altre figure note, che commentano, aggiungono tasselli e ricordi, aneddoti, omaggi alla figura di un uomo diventato leggenda. Forse – piccolo neo – sono un po’ troppi, a mio modo di vedere, e alcuni si ripetono nelle lodi, comunque meritatissime.

L’approccio del regista Tornatore alla “materia” Ennio Morricone è comunque sempre scorrevole, sentito, accorato, senza scadere mai nel sentimentalismo: i due erano amici e hanno lavorato insieme per 25 anni. Ne esce un ritratto toccante, l’omaggio a chi non c’è più (Morricone è morto nel 2020). Ma davvero – e non è retorica – vivrà sempre nel capolavoro di quella sua incredibile musica.

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